Anche le persone meno religiose del mondo hanno familiarità con la classica frase della Chiesa Cattolica Romana “Benedicimi, padre, perché ho peccato”. Dette da un parrocchiano nel momento in cui entra in confessionale con un prete, queste parole catturano entrambe le realtà sia del peccato che del bisogno di grazia. Cosa succede successivamente in questo scenario? In risposta ad una lista di peccati, il prete prescrive una serie di atti di redenzione e alla fine dichiara l’assoluzione. La tradizione della Riforma, allo stesso modo, afferma l’importanza della confessione dei peccati e del ricevimento del perdono, ma con alcune differenze fondamentali.
La prima differenza è a chi ci rivolgiamo in confessione. Siccome la Bibbia ci dice che "c'è solo un mediatore tra Dio e gli uomini, l’uomo di Gesù Cristo” (1 Tim 2:5), crediamo che l’unico che può rammentare la frattura che in nostri peccati hanno causato è Gesù, non un prete o un pastore umano. Noi confessiamo i nostri peccati direttamente a Dio, implorando i meriti del nostro grande sommo sacerdote, Gesù Cristo (Ebrei 4:1416)
La seconda differenza è dove pensiamo la confessione debba avvenire. I riformati prendono tutto quello che avviene nel segreto del confessionale e lo pongono “in primo piano", all’aperto, come una componente fondamentale dell’adorazione pubblica. Per secoli, una caratteristica tipica della liturgia riformata (l’ordine di servizio) è stata una sezione di “purificazione”. Un esempio potrebbe sembrare la seguente situazione: la Parola di Dio viene letta, la congregazione confessa i suoi peccati in risposta a questa, successivamente il pastore dichiara il perdono per tutti coloro che si affidano a Gesù Cristo.
Ma perché questa pratica dovrebbe essere parte dell’adorazione pubblica? La confessione dei peccati si percepisce come qualcosa personale e privata. Forse vi sentireste disagio in un servizio religioso in cui vi si richiederebbe di mettervi a confronto con i vostri peccati della scorsa settimana. Molte chiese hanno scartato qualunque parte di lettura della legge o di confessione dei peccati proprio perché non vogliono che nessuno si senta a disagio. Ma i riformati hanno intrapreso un'altra strada e la ragione ha a che fare con la natura del culto.
L’adorazione è un incontro con Dio, e i peccatori non possono venire a contatto con la presenza di un Dio Santo. La confessione dei peccati e la dichiarazione di una giustizia fondata su Gesù Cristo è un potente promemoria che senza il Vangelo l’adorazione non sarebbe nemmeno possibile. In più, il culto di adorazione esiste per formare e fortificare l'identità dei Cristiani. In quanto Cristiani, siamo entrambi peccatori e santi, e entrambe le nature hanno importanza (1 Gio 1:8-9). Un momento esilarante si presenta durante adorazione pubblica quando il pastore dichiara il perdono che abbiamo in Gesù Cristo, incidendo su di noi l'identità del peccatore salvato per mezzo della grazia - per tutti quelli che sono scelti e che sono preziosi agli occhi di Dio.
Sebbene siamo già perdonati, spesso lo dimentichiamo, e questo porta al dubbio e alla disobbedienza
Questo ci porta alla terza distinzione dell’approccio al perdono tra la Chiesa Cattolica Romana e la Riformata: cosa succede quando un ministro (della fede) annuncia il perdono? Il ministro non sta decretando qualcosa ma solo dichiarando quello che è già vero secondo le Scritture. Al contrario “l’assoluzione” (dalla parola latina absolvere, che significa “rendere liberi”) è l’atto di un prete il quale, letteralmente, libera la persona dalla colpa dei suoi peccati. Ma gli uomini non possiedono alcuna autorità di perdonare i peccati (Marco 2:7), sebbene hanno autorità di predicare il perdono dei peccati (Atti 13:38). In questo momento critico del culto riformato, il pastore fa le veci di Dio - ma non si erige al posto di Dio - e dalle sue labbra ascoltiamo le parole del nostro Dio clemente e misericordioso: “Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù” (Rom. 8:1). È questo il motivo per il quale la dichiarazione del perdono in molte chiese riformate include semplicemente la lettura di un passaggio della Bibbia che articola chiaramente il perdono e la speranza in accordo con la verità del Vangelo. È
la Parola di Dio in cui è racchiusa la promessa sulla quale troviamo la nostra rassicurazione del perdono.
Tenendo tutto questo in mente, la dichiarazione del perdono è uno dei punti più importanti della liturgia della Riforma. Il peccato ci umilia, ma il Vangelo ci rialza (vedi Salmi 32:3-5). È il nutrimento della nostra speranza e la fortificazione per la nostra obbedienza. L’adorazione è un momento di incontro “del Dio di tutte le grazie” (1 Pietro 5:10) - il Dio che richiama a sé i ribelli immeritevoli, e che diventa, così come Davide afferma, “colui che mi rialza il capo” (Salmi 3:3). Egli è un Dio che è “lento all’ira, e ricco in bontà e fedeltà” (Esodo 33:6). Nel servizio di adorazione pubblica il Suo cuore è in piena mostra, forse anche di più nella dichiarazione del perdono.
Coloro che si sono già affidati a Cristo sono perdonati anche prima che il pastore lo dichiari. Oggettivamente, in quel momento, non cambia nulla in noi o nella relazione tra noi e Dio. Ma, nonostante siamo già perdonati, spesso lo dimentichiamo, e questo ci porta al dubbio e alla disobbedienza. La garanzia del perdono, quindi, è un promemoria necessario di ciò che siamo in quanto popolo di Dio: “Voi che prima non eravate un popolo, ma ora siete il popolo di Dio; voi che non avevate ottenuto misericordia, ma ora avete ottenuto misericordia” (1 Pietro 2:10).
Articolo originale: What is an Assurance of Pardon?, copyright year 2024 by Jonathan Cruse, Ligonier Ministries. Used by permission. Tradotto con permesso.
Traduzione italiana Agata Nicotra @FedeRiformata.com
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