In alcuni degli articoli che posteremo nei prossimi giorni, appare il termine "Cosmovisione". James W. Sire spiega cos'è nel suo libro The Universe Next Door, e di seguito ne trovate il riassunto ad opera di Monergismo.com.
Poche persone hanno qualcosa che si avvicini ad una filosofia articolata – perlomeno come dimostrato dai grandi filosofi. Ancora meno, purtroppo, possiedono uno schema teologico scrupolosamente costruito. Eppure, tutti hanno una cosmovisione. Ogni volta che pensiamo a qualcosa -da un pensiero casuale (“dov’è il mio orologio?”) a qualche questione più profonda (“chi sono?”) – stiamo operando all’interno di uno schema di pensiero e azioni. In verità, questa è solo l’ipotesi di una cosmovisione – di base o semplice – che ci permette di pensare come un tutto.
Cos’è, dunque, questa cosa chiamata “cosmovisione”, che è così importate per noi? Io non ne ho mai sentito parlare. Come posso averne una? Questa può essere la risposta di molte persone. Possiamo vederne un esempio in Monsieur Jourdain, personaggio dell’opera di Moliére, Il Borghese Gentiluomo, che ha scoperto di aver passato quarant’anni della sua vita parlando in prosa senza sapere cosa significasse. Comprendere la nostra cosmovisione è però molto più prezioso. In verità, è un passo significativo in direzione dell’autocoscienza, dell’autoconoscenza e dell’autocomprensione.
Cos’è, dunque, una cosmovisione? In poche parole, è un’unione di presupposti (ipotesi che possono essere vere, parzialmente vere o interamente false) che sosteniamo (consciamente o inconsciamente, coerentemente o incoerentemente) sulla formazione di base del nostro mondo.
La prima cosa che tutti riconosciamo prima ancora di iniziare a pensare, è che qualcosa esiste. In altre parole, ogni cosmovisione ammette che qualcosa esiste, al contrario del fatto che nulla esista. Questa ipotesi è tanto fondamentale che la maggioranza di noi nemmeno sa di sostenerla. La consideriamo troppo ovvia per menzionarla. Ovvio che qualcosa esiste!
Esiste realmente. È questo il punto. Se non lo riconosciamo, non arriviamo da nessuna parte. Tuttavia, come molti altri “fatti” che ci saltano agli occhi, il significato può essere tremendo. In questo caso, l’affermazione che qualcosa esista è l’inizio di una vita cosciente, così come trattiamo nei due rami della filosofia: Metafisica (studio dell’essere) ed Epistemologia (studio della conoscenza).
Ciò che ben presto scopriamo, tuttavia, è che, una volta riconosciuto che qualcosa esiste, non riconosciamo necessariamente che cosa qualcosa è. Ecco dove le cosmovisioni iniziano a divergere. Alcune persone ammettono (pensandoci o no) che l’unica sostanza di base che esiste è la materia. Per queste persone, tutto è, in ultima istanza, una cosa, ma ammettono che questa cosa è Spirito o Anima, o qualcosa di immateriale.
Ma non dobbiamo perderci tra gli esempi. Adesso siamo interessati alla definizione di cosmovisione. Una cosmovisione è composta da un insieme di presupposizioni di base, più o meno consistenti le une con le altre, elaborate più o meno coscientemente, più o meno vere. In generale, non vengono messe in dubbio da noi stessi, raramente o mai vengono menzionate dagli amici, e sono solo ricordate quando veniamo sfidati da uno sconosciuto di qualche altro universo teologico.
Sette domande fondamentali
Un altro modo di capire a cos’assomigli una cosmovisione, è di vederla, essenzialmente, come quell’insieme di risposte semplici ed immediate che abbiamo pronte sulla punta della lingua a queste sette domande:
1. Qual è la realtà primordiale – cos’è realmente vero?
A questo, possiamo rispondere: Dio, dei, o cosmo materiale.
2. Qual è la natura della realtà esterna, ovvero del mondo intorno a noi?
Qui le nostre risposte indicano se vediamo il mondo come creato o autonomo, come caotico o ordinato, come materia o spirito; se la nostra enfasi è soggettiva e di relazionamento personale con il mondo o se la nostra obiettività ce ne separa.
3. Cos’è un essere umano?
A questa domanda, possiamo rispondere: una macchina molto complessa, un dio addormentato, una persona fatta ad immagine di Dio, un “gorilla nudo”.
4. Cosa succede quando una persona muore?
Qui possiamo rispondere: un’estinzione personale, una trasformazione ad uno stato elevato, una reincarnazione, o un viaggio verso un’esistenza oscura “dall’altra parte”.
5. Perché siamo in grado di conoscere?
Le risposte semplici includono l’idea che siamo stati creati ad immagine di un Dio onnisciente, o che questa coscienza e razionalità si svilupparono come mezzi di sopravvivenza attraverso un lungo processo evolutivo.
6. Come sappiamo ciò che è giusto e sbagliato?
Ancora una volta abbiamo la risposta: o fummo creati ad immagine di un Dio il cui carattere è buon, o giusto e sbagliato sono determinati solamente per scelta umana, o per ciò che ci fa sentire bene, oppure queste nozioni si sono sviluppate per un istinto orientato alla sopravvivenza, fisica o culturale.
7. Qual è il significato della storia umana?
A questo possiamo rispondere: comprendere il proposito di Dio o di alcuni dèi, preparare un Paradiso in terra, preparare un popolo per una vita in comunità con un Dio amoroso e santo, e così via.
Tra le varie cosmovisioni di base, altre domande sono poste. Ad esempio: Chi è al comando di questo mondo – Dio, gli esseri umani o nessuno? Siamo esseri umani determinati o liberi? Siamo gli unici fabbricanti di valori? Dio è davvero buono? Dio è personale o impersonale? Dio esiste?
Quando proposte in questa sequenza, queste domande possono lasciarci attoniti. O pensiamo che le risposte sono tanto ovvie e ci chiediamo perché qualcuno ci infastidisca ponendocele, o ci chiediamo come si può rispondere ad ognuna di esse con diversi gradi di certezza. Se sentiamo che le risposte siano troppo ovvie per essere prese in considerazione, allora possediamo una cosmovisione, ma non abbiamo idea del fatto che in molti non la condividano. Dobbiamo capire che viviamo in un mondo pluralista. Ciò che può sembrarci ovvio, a volte è una “menzogna del diavolo” per il nostro vicino. Se non riconosciamo questo, sicuramente passiamo per ingenui o provinciali, e abbiamo molto da imparare sul vivere nel mondo di oggi. Dall’altra parte, se pensiamo di non poter rispondere a nessuna delle domande senza essere disonesti o commettere suicidio intellettuale, abbiamo già adottato una specie di cosmovisione – una forma di scetticismo, che nella sua più estrema espressione ci porta al nichilismo.
Il fatto è che non possiamo evitare di assumere alcune risposte a quelle domande. Adottiamo una posizione o l’altra. Il rifiuto di assumere una cosmovisione esplicita è già di per sé una cosmovisione o, per lo meno, una posizione filosofica. In pratica, siamo fregati. Finché vivremo, vivremo una vita esaminata o no.
James W. Sire
adattato da The Universe Next Door ad opera di Monergismo.com
Traduzione Paini Alessia @SolaScriptura
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