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La moglie di Giobbe


N.B. Per questo approfondimento vi suggeriamo di usare la versione Nuova Diodati della Bibbia.

Per quale motivo la moglie di Giobbe suggerì a suo marito di maledire Dio e morire? Non è facile comprendere le ragioni che la portarono a criticare così duramente la sua pietà. È vero che il dolore causato dalla morte dei suoi figli debba essere stato un importante contributo al suo atteggiamento, ma questo non spiega né giustifica le implicazioni delle sue parole che raccomandavano a Giobbe di maledire Dio. In che modo questo avrebbe aiutato Giobbe, o lei stessa, a sopportare il dolore della perdita dei loro figli? Dio aveva visto con buoni occhi l’integrità di suo marito, al punto di parlarne con nientemeno che Satana. Perché la moglie non vedeva la pietà di suo marito con lo stesso apprezzamento di Dio? Forse sapeva qualcosa di intimo della coppia di cui nemmeno Dio era a conoscenza? No. Sicuramente non era quello il motivo. Quale sarà stato, allora, il motivo dietro a questa affermazione tanto arrogante, in un momento tanto delicato della vita di quella coppia? Pensiamoci insieme.

1. Il motivo della morte dei figli

Molte persone interpretano la morte dei figli come il motivo principale della reazione della moglie di Giobbe; io preferisco credere che sia stata la mancanza di una motivazione per la perdita. Ogni perdita di un figlio è irreparabile, ma il motivo della perdita e ciò che l’ha causata può pesare moltissimo sul dolore dei genitori. Il testo biblico ci dice che un’azione coordinata di eventi avvenne “mentre i suoi figli e le sue figlie mangiavano e bevevano vino in casa del loro fratello maggiore” (Gb 1.13). Ogni messaggero che arrivava riportava una tragedia inesplicabile e senza precedenti, ma quando l’ultimo messaggero riportò la morte dei dieci figli in una sola volta, la causa delle tragedie prese una nuova dimensione. Le pareti della casa che schiacciarono i loro figli avevano sicuramente resistito a venti forti per decenni, soprattutto perché si trattava della casa di una famiglia benestante. Non si poteva incolpare la struttura inadeguata o precaria di quelle pareti; poteva essere stato solo un atto di Dio. Considerando che tutte le altre calamità egualmente inesplicabili erano avvenute quello stesso giorno, sarebbe stato difficile per Giobbe pensare che la causa non fosse associata a Dio.

Perdere un figlio in una catastrofe senza spiegazioni provoca un dolore senza eguali, ma perdere un figlio in una catastrofe innecessaria in molti casi provoca un’ira incontrollabile. Questo, per me, è stato uno dei motivi della reazione di questa donna. Né lei e né suo marito sapevano il motivo (o la necessità) della morte dei loro figli, ma entrambi erano coscienti del fatto che Dio era direttamente o indirettamente la causa di tutto. In assenza di un buon motivo, la colpa tende a ricadere su colui che ha causato la tragedia. Tanto Giobbe quanto sua moglie concordavano sul fatto che la causa di quel male fosse Dio (“il SIGNORE ha dato, il SIGNORE ha tolto”, v.21), ma il modo in cui i due reagirono all’assenza di un motivo fu totalmente differente. Perché? Prima di rispondere a questa domanda, permettetemi di approfondire ancora un po’ l’argomento.

2. Il motivo per cui Giobbe non è morto

Il secondo fattore che dobbiamo prendere in considerazione, analizzando la reazione della moglie di Giobbe, è il motivo del prolungamento della vita di suo marito. Considerando che i tumori erano maligni (Gb 2.7) e che avevano invaso tutto il suo corpo (era quindi un caso terminale), perché Giobbe era ancora vivo? Perché Dio non l’aveva preso insieme ai suoi figli, in un modo rapido? Lo stesso Giobbe chiese questo a Dio: “Che fine mi aspetta perché io sia paziente?” (Gb 6.11). Prolungando lo stato terminale di Giobbe, in un momento in cui sua moglie si stava ancora riprendendo dalla morte dei suoi figli, Dio sembrò causare più dolore in lei che in lui. Se lasciassimo da parte la conversazione tra Dio e Satana, la conclusione più ovvia sarebbe che la sofferenza della donna era più grande di quella dell’uomo. Non sappiamo, ad esempio, di nessuno che fosse venuto da lontano per consolarla; nemmeno gli amici che erano venuti a consolare suo marito erano interessati a piangere con lei.

Il prolungamento della vita di Giobbe, quindi, accrebbe ancora di più il dolore in quella donna, che era già emotivamente fragile. Oltre a questo, il ritardo della morte del marito aumentava ancora di più la questione del motivo (o della sua assenza): qual era il motivo per cui Dio aveva portato via i loro figli così improvvisamente e stava ritardando l’inevitabile morte del marito? Vediamo, dunque, che questa donna doveva sopportare una tragedia senza alcun motivo apparente. E non solo, il ricordo della morte ingiustificata dei figli aveva eroso il suo interesse a vedere la vita del marito prolungarsi.

3. Il fastidio per l’integrità di Giobbe

Nonostante io creda che tutti i motivi che abbiamo menzionato prima abbiano occupato la mente di quella donna, il centro della sua affermazione dev’essere considerato onestamente. In altre parole, io non credo che lei, non sopportando l’accumulo di sofferenze e di assenza di motivazioni, abbia fatto cedere la sua natura caduta e le abbia fatto suggerire che Giobbe maledicesse Dio. Al contrario, credo che lei riuscì, sì, a sopportare le due tragedie, ma che la sua anima ne risultò estremamente infragilita. Le parole che disse a suo marito devono essere prese nel loro contesto. Approfondiamo le sue parole.

La prima parte del suo discorso chiede il motivo dell’insistente integrità del marito: “Rimani ancora fermo nella tua integrità?” (Gb 2.9). Questa è una domanda retorica; questa è in realtà un’affermazione: Giobbe continua ad essere integro. Cosa vide, in lui, che la portò a questa conclusione? E perché il fatto che Giobbe perseverasse nella sua integrità la infastidiva? Non c’è nessuna prova che ci permetta di dire che lei avesse percepito che l’integrità di Giobbe fosse il motivo della morte dei suoi figli. Noi lettori, che abbiamo già letto il dialogo tra Dio e Satana, sappiamo che l’integrità fu il vero motivo, ma la moglie di Giobbe non lo sapeva. Chi lo sapeva? Chi aveva motivo di essere infastidito dall’integrità di Giobbe?

La seconda parte del suo discorso suggerisce che la soluzione al dilemma sia quella di maledire Dio: “Maledici DIO e muori!” (Gb 2.9). C’è un gioco di parole tra benedire e maledire nei primi due capitoli del libro, ma questa non è la soluzione al dilemma. Alcuni dicono che, se Giobbe avesse maledetto Dio, sarebbe morto immediatamente. In nessuno dei dialoghi dei due capitoli c’è scritto questo; questo pensiero non è altro che una congettura. Tuttavia, c’è la garanzia del contrario: Dio permise che Satana toccasse la pelle di Giobbe, ma gli proibì di togliergli la vita (Gb 2.6). Quale motivazione e quale guadagno avrebbe avuto, dunque, la moglie di Giobbe, se lui avesse maledetto Dio?

4. Conclusione

Perché Giobbe e sua moglie erano concordi sulla causa del male, ma reagirono all’assenza di motivazione in modo totalmente differente? Chi avrebbe avuto motivo di infastidirsi per l’integrità di Giobbe? La risposta a entrambe le domande è una sola: Satana.

Pensateci bene: all’inizio del libro fu lui ad essere irritato e insospettito dalla legittimità del timore che Giobbe aveva di Dio. Nessuno al di fuori di Satana avrebbe tratto beneficio dalla maledizione di Giobbe nei confronti di Dio, poiché era stato questo l’elemento presentato per verificare l’integrità del servo del Signore.

Io credo che Satana usò e sfruttò la condizione di fragilità in cui si trovava la moglie di Giobbe e suggerì per mezzo di essa la “soluzione” di maledire Dio. Sarebbe stata una soluzione per lui, ma non per Giobbe o per sua moglie. La ragione per cui Giobbe reagì in modo diverso da sua moglie fu l’interferenza di Satana nella vita di lei. Allo stesso modo in cui Pietro, che andava fianco a fianco con Gesù, fu usato da Satana per tentare di dissuadere Gesù dalla Sua missione (Mt 16.23), la moglie di Giobbe potrebbe essere stata usata per tentare di dissuadere il marito dalla sua integrità. In entrambi i casi Satana non riuscì nei suoi intenti. Tuttavia, quando metto a confronto la situazione di Pietro con quella della moglie di Giobbe, il mio cuore si impietosisce in difesa di lei.

Non lasciate che una situazione di fragilità emotiva vi trasformi in uno strumento nelle mani dell’accusatore. Continuate a valorizzare l’integrità e il timore di Dio o, se non riuscite, cercate di stare vicino a chi lo fa.

Reverendo Daniel Santos Junior

Chiesa Presbiteriana di Santo Amaro

Traduzione italiana Paini Alessia @FedeRiformata.com

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