La teologia riformata è spesso associata alla “teologia del patto”. Se prestate attenzione, sentirete spesso pastori e insegnanti descrivere sé stessi come “riformati e pattali”. I termini riformato e Patto sono usati insieme così frequentemente che è doveroso capire in che modo siano legati.
La teologia del Patto si riferisce ad una delle convinzioni di base dei calvinisti riguardo alla Bibbia. Tutti i protestanti che sono rimasti fedeli alla propria eredità sostengono il Sola Scriptura, ovvero l’idea che la Bibbia sia la nostra suprema e indiscutibile autorità. La teologia del Patto, tuttavia, distingue la visione riformata della Scrittura dalle altre ideologie protestanti sottolineando il fatto che siano i patti divini ad unificare gli insegnamenti di tutta la Bibbia.
I primi sviluppi della visione riformata, pattale della Scrittura hanno raggiunto il proprio picco nell’Inghilterra del XVII secolo con la Confessione di Fede di Westminster (1646), la Dichiarazione di Savoia (1658) e la Confessione Battista di Londra (1689), ognuna di queste come rappresentazione di diversi gruppi di calvinisti anglofoni. Presentando solo leggere differenze, ognuno di questi documenti dedica un intero capitolo al modo in cui i patti di Dio con l’umanità rivelano l’unità di tutto ciò che la Bibbia insegna.
Per esempio, la Confessione di Fede di Westminster afferma che a Dio sia piaciuto rivelare Sé stesso all’umanità mediante un patto. Divide poi l’intera storia biblica in due patti: il “patto d’opere” in Adamo, e il “patto di grazia” in Cristo. Il patto d’opere fu l’accordo tra Dio e Adamo ed Eva prima della loro caduta nel peccato. Il patto di grazia governa il resto della Bibbia. Da questo punto di vista, ogni stadio del patto di grazia è lo stesso, in sostanza. L’unica differenza sta nel modo in cui Dio ha amministrato questo unico patto di grazia in Cristo nel corso della storia biblica.
Sulla stessa linea, diversi teologi riformati più recenti hanno affermato l’unità pattale della Scrittura mettendo in relazione particolari patti biblici a quello che il Nuovo Testamento chiama “il Regno di Dio.” Gesù indicò l’importanza del Regno di Dio nelle prime parole del Padre Nostro: “Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà, come in cielo, anche in terra” (Mt 6.9-10). Le parole di Gesù indicano prima di tutto che l’obiettivo principale della storia è la gloria e l’onore di Dio. Eppure, le Sue parole indicano anche che Dio riceverà la Sua gloria nella venuta del Suo regno in cielo così come in terra. L’obiettivo di Dio è sempre stato quello di ricevere lode eterna da ogni creatura stabilendo il Suo glorioso regno sulla terra. Prendendo in prestito la ben conosciuta lode di Apocalisse 11:15, alla fine della storia “il regno del mondo [passerà] al nostro Signore e al suo Cristo, ed Egli regnerà nei secoli dei secoli.”
Alcune scoperte archeologiche recenti hanno dimostrato il modo in cui i patti di dio siano legati al Suo regno sulla terra. Ai tempi biblici, molti re delle nazioni che circondavano Israele amministravano l’espansione dei propri regni attraverso trattati internazionali. Gli studiosi biblici hanno notato degli eccezionali parallelismi tra questi antichi trattati e i patti biblici con Adamo, Noè, Abraamo, Mosè, Davide e Cristo. Queste somiglianze indicano che le Scritture presentano i patti di Dio come un modo di amministrare l’espansione del Suo regno sulla terra.
I patti biblici enfatizzavano ciò che era necessario nei momenti specifici del regno di Dio approfondendo i princìpi dei patti precedenti. Dio iniziò con Adamo a rivelare la propria maestà, il ruolo dell’umanità e il destino che aveva designato per la terra (Genesi 1-3). Questi princìpi furono poi portati avanti con la promessa di Dio di stabilità naturale per il servizio dell’umanità nel patto con Noè (Genesi 6,9). Dio ampliò i patti precedenti promettendo che i discendenti di Abraamo sarebbero diventati un grande impero e avrebbero diffuso le benedizioni di Dio a tutte le altre nazioni (Esodo 19-24). Ogni patto precedente fu portato a nuove altezze quando Dio stabilì la dinastia di Davide e promise che uno dei suoi figli avrebbe regnato su Israele e sul mondo intero (Salmi 72; 89; 132). Ogni patto dell’Antico Testamento furono approfonditi e completati in Cristo (Gr 31.31; 2Co 1.19-20). Come supremo figlio di Davide, la Sua vita, morte, resurrezione, ascensione e ritorno garantiscono eternamente la trasformazione del mondo intero nel glorioso regno di Dio.
Per molti cristiani evangelici moderni è difficile credere che ogni cosa, nella Scrittura, a partire da Genesi 3.15 riguardi il Regno di Dio amministrato mediante lo sviluppo di un solo patto di grazia. La maggioranza degli evangelici americani vedono la Scrittura come divisa in periodi di tempo governati da princìpi teologici sostanzialmente differenti. Quando i cristiani seguono questo approccio popolare della Scrittura, presto si convincono del fatto che il nuovo patto dei nostri giorni sia in conflitto con molti aspetti dell’Antico Testamento.
Almeno tre questioni vengono spesso poste in primo piano: le opere e la grazia, la fede individuale e collettiva, e i problemi terreni e spirituali. Per prima cosa, molti evangelici credono che l’enfasi dell’Antico Testamento sulle buone opere sia incompatibile con la salvezza per grazia mediante la fede in Cristo. Secondo, il rapporto comunitario di Israele con Dio sembra essere stato sostituito da una concentrazione sulla relazione personale dell’individuo con Dio. Terzo, molti evangelici credono che la chiamata dell’Antico Testamento a stabilire un regno di Dio sulla terra sia in contrasto con l’enfasi del Nuovo Testamento sul regno spirituale in Cristo.
La teologia del Patto ha permesso ai teologi riformati di vedere come il Nuovo Testamento sia in realtà abbastanza simile all’Antico Testamento sotto questi tre aspetti. Per prima cosa, da questo punto di vista la salvezza per grazia mediante la fede in Cristo è l’unico mezzo di salvezza in entrambi i Testamenti. L’intera Bibbia chiama alle buone opere perché la fede salvifica porta sempre il frutto dell’obbedienza a Dio. Secondo, la teologia del patto ci aiuta a vedere che entrambi i Testamenti parlano di un rapporto individuale e collettivo con Dio. Ognuno dei patti di Dio coinvolge le persone su entrambi i piani. Terzo, la teologia del patto ha dimostrato che il regno di Dio è sempre stato sia terreno che spirituale. L’Antico e il Nuovo Testamento si concentrano sul nostro servizio in entrambi i regni. In questi modi e in molti altri, la teologia del patto ha molto da offrire alla comunità evangelica.
Allo stesso tempo, c’è anche un crescente bisogno di riaffermare la teologia del patto nei circoli riformati contemporanei. Negli ultimi decenni, molti nuovi portavoce della teologia riformata hanno trascurato la teologia del patto.
Sempre più spesso notiamo che la teologia riformata è stata ridotta a quelle che spesso chiamiamo le dottrine della grazia – idee conosciute, come la depravazione totale, l’elezione incondizionata, l’espiazione limitata, la grazia irresistibile, e la perseveranza dei santi. Certo, dobbiamo dare valore a queste verità bibliche, ma quando non mettiamo bene in chiaro la cornice fornita dalla teologia del patto, la nostra comprensione della Bibbia inizia ben presto a soffrire proprio in quelle tre aree.
Per prima cosa, le dottrine della grazia senza la teologia del Patto hanno portato alcuni a credere che la teologia riformata sia principalmente impegnata ad insegnare che sia la grazia di Dio a supportare la vita cristiana dall’inizio alla fine. Certo, questo è vero. Eppure, i patti di entrambi i Testamenti insegnano costantemente che Dio ha sempre richiesto un certo impegno da parte del Suo popolo in risposta alla grazia, e che ricompenserà l’obbedienza e punirà la disobbedienza.
Secondo, a parte la teologia del Patto, molte persone dei nostri circoli sembrano pensare che la nostra teologia riguardi solo il trovare modi riformati di migliorare il proprio rapporto con Dio per gli individui. Di recente, diversi percorsi per la santità spirituale e la devozione sono stati trattati come parti centrali della teologia riformata. Per quanto importanti siano gli individui nella Bibbia, la teologia del Patto esalta anche la nostra relazione comunitaria con Dio. Nessun patto biblico è stato stipulato con una sola persona. Prevedevano sempre di stabilire una relazione con gruppi di persone. Per questo motivo, entrambi i Testamenti ci insegnano che le famiglie dei credenti sono comunità del Patto, in cui la misericordia di Dio è passata da una generazione all’altra. Inoltre, la chiesa visibile in entrambi i testamenti è la comunità del Patto in cui riceviamo il Vangelo e i mezzi ordinari di grazia.
Terzo, le dottrine della grazia ci danno l’impressione che la teologia riformata sia solo concentrata sulle cose spirituali. Molte persone nei nostri circoli sono profondamente preoccupate con la trasformazione interna mediante una vera comprensione della Scrittura. Eppure, spesso trascuriamo gli effetti fisici e sociali del peccato e della salvezza. La teologia del Patto ci dà un punto di vista ben più largo e convincente delle nostre speranze come cristiani. In entrambi i Testamenti, i credenti diffondono il Regno di Dio a reami sia spirituali che terreni. Dobbiamo insegnare il Vangelo di Cristo a tutte le nazioni, in modo che le persone possano essere trasformate spiritualmente; ma questo rinnovo spirituale serve ad estendere la signoria di Cristo ad ogni sfaccettatura culturale del mondo.
Tutto questo per dire che la teologia del Patto ha molto da offrire ad ogni cristiano. Quindi, quando ci chiediamo “cos’è la teologia riformata?”, potremo rispondere “la teologia riformata è la teologia del Patto.”
Dr. Richard L. Pratt Jr.
Fondatore e presidente del Ministero Third Millenium, e professore al Reformed Theological Seminary di Orlando (Florida, USA)
Reformed Theology is Covenant Theology copyright year 2010 by Richard L. Pratt Jr., Ligonier Ministries . Used by permission. Tradotto con permesso.
Traduzione italiana Paini Alessia @FedeRiformata.com
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