“Il tempo passato e il tempo presente sono entrambi insieme nel tempo futuro”, scrisse T.S. Elliot. Le sue ritmiche parole descrivono con semplicità ed eloquenza il flusso ordinario della storia. Tuttavia, la Lettera agli Ebrei, presenta una prospettiva ben diversa del proposito di Dio e degli schemi che troviamo nel corso della storia. Leggendola, si potrebbe dire che sia il futuro a determinare il passato ed il presente, piuttosto che il contrario. Per capire la Lettera agli Ebrei – e, con essa, anche il funzionamento della Bibbia nel complesso – dobbiamo capire questo mistero: l’invisibile è più sostanziale del visibile. Il futuro viene prima del passato. Il nuovo è più importante del vecchio. Cosa significa tutto questo? In poche parole, significa che la storia del Signore Gesù, la Sua persona e la Sua opera, non è stato un ripensamento divino, un “piano B” celeste messo insieme quando il “piano A” è fallito miseramente, nell’Eden. Al contrario: la venuta di Cristo ha fatto parte del piano sin da prima della Caduta. Tutto ciò che la precede cronologicamente, la segue logicamente.
Sicuramente, da un certo punto di vista, l’Antico Testamento serve da modello dell’opera che Cristo è venuto a realizzare. La Lettera agli Ebrei, tuttavia, ci insegna a non perdere mai di vista il fatto che il sacerdozio, i sacrifici, la liturgia e la vita della chiesa dell’Antico Testamento non sono che una brutta copia. Cristo è l’originale; Egli è l’antitipo, mentre le immagini dell’Antico Testamento formano il tipo.
Possiamo trovare la più chiara espressione di questo principio in Ebrei 9:23, che si definisce il tabernacolo, il sacerdozio e i sacrifici dell’Antico Testamento come “i modelli delle cose celesti” (Diodati). In modo ancora più pittoresco, Ebrei 10:1 descrive la legge come “un'ombra dei beni futuri”. I modelli dipendono da un originale; un’ombra non esiste separata dalla persona a cui appartiene e da cui prende la propria forma.
La Lettera agli Ebrei elabora questa idea in un’affascinante serie di modi. La nuova alleanza dà forma all’antica alleanza che ad essa si prepara, e indica il suo carattere e il suo significato. Di conseguenza, il vecchio si prepara al nuovo, e ci dà un’idea di come sarà.
Il Sacerdozio di Cristo è il vero sacerdozio, preannunciato dal sacerdozio di Aaronne. Il significato intrinseco del sacrificio di Cristo è espresso in modo frammentario dal sistema sacrificale di Mosè. Ma è chiaro che queste copie siano mere ombre, indizi, contorni. La ripetizione quotidiana dei sacrifici sacerdotali all’altare, l’ovvia inadeguatezza del sangue animale per espiare la colpa di sangue dell’essere umano sono indizi del fatto che questo accordo, seppur divinamente comandato, non fosse quello finale. C’è qualcosa oltre a tutto questo, a cui tutto questo punta; una realtà più grande, più duratura, più soddisfacente, che deve ancora venire (Ebrei 11:39 – 12:3).
Nel suo famoso libro per bambini, C.S. Lewis descrive il mondo di Narnia sotto l’incantesimo della Strega Bianca. La sua magia è profonda, e ha creato un mondo in cui “è sempre inverno, ma mai Natale”. Attraverso il sacrificio del Re-Leone Aslan, è rilasciata una “magia profonda dall’alba del tempo”, grazie alla quale il regno sarà liberato e salvato dalla maledizione. Il tempo futuro era già stato preparato nel tempo passato.
Anche nel Vangelo è così. Si chiama patto di redenzione, o patto di pace (pactum salutis). Grandi teologi come Thomas Boston e Jonathan Edwards non erano d’accordo sul chiamarlo patto. I dibattiti sulla nomenclatura, tuttavia, non incidono sull’oggetto stesso.
Il Dio Triuno ha un piano, che prevede il comune impegno di Padre, Figlio e Spirito al fine di salvare un popolo. Su questo, tutti i teologi riformati sono d’accordo.
Prima di ogni tempo; prima di ogni mondo; quando non c’era nulla “al di fuori” di Dio; quando Padre, Figlio e Spirito vivevano nell’eterna, assoluta ed inimmaginabile benedizione, gioia e piacere della loro santa triunità – concordarono di creare un mondo che sarebbe caduto e, all’unisono – ma ad un costo infinitamente alto – di darti (se sei un credente) grazia e salvezza. Questa profonda grazia dall’alba dei tempi – raffigurata nei rituali, nei capi e nelle esperienze dei santi dell’Antico Testamento (cfr. Ebrei 11:39 – 12:3) – adesso, è nostra. È questo che l’autore della Lettera agli Ebrei chiama “una così grande salvezza” (Ebrei 2.3). La nostra salvezza dipende dal patto di Dio, radicato nell’eternità nel piano della Trinità, prefigurato nell’alleanza con Mosè, compiuto in Cristo, che durerà per sempre. Non c’è da stupirsi che la Lettera agli Ebrei lo definisca “grande”.
All’inizio della tua vita cristiana, anche tu pensavi che la tua salvezza fosse “grande”, vero? E adesso? La pensi ancora così?
Dr. Sinclair B. Ferguson
Insegnante del Ministero Ligonier e Professore di Teologia Sistematica al Seminario Teologico Riformato. È stato pastore della Prima Chiesa Presbiteriana di Columbia (South Carolina) ed è autore di numerose opere di stampo riformato.
Salvation, Past, Present, and Future , copyright year 2004 by Sinclair B. Ferguson, Ligonier Ministries . Used by permission. Tradotto con permesso.
Traduzione italiana Paini Alessia @FedeRiformata.com
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