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Davide, da pastore a comandante


Alla fine della sua adolescenza, Davide ricevette da suo padre l’incombenza di portare cibo ai suoi fratelli che erano sul campo di battaglia. Il capitolo 17 del primo libro di Samuele ci racconta che i due eserciti erano accampati ai lati opposti di una valle, nella quale il più grande guerriero dei filistei, con quasi 3 metri di altezza, si presentava quotidianamente ed insultava l’esercito di Israele sfidandoli affinché qualcuno lo affrontasse. Il soldato più alto di Israele era lo stesso Re Saul che, come i suoi soldati, era spaventato.

Indignato dal timore del suo esercito e dagli insulti del guerriero filisteo, Davide accettò la sfida. Era una vera temerarietà: era ancora un bimbo dai capelli biondi e le labbra rosee. Prese cinque pietre da un ruscello e affrontò il filisteo che, iracondo, chiedeva: “Sono forse un cane?”. Davide lo sconfisse colpendolo alla testa con una pietra.

In seguito alla sua impressionante vittoria, Davide iniziò a vivere nel palazzo di Saul, e divenne il suo comandante. Era acclamato e decantato come un eroe, e si distinse tanto che Saul iniziò a provare gelosia, e tentò di ucciderlo diverse volte.

Si era lasciato la vita da pastore alle spalle. Le guerre divennero il suo compito principale. Tra un’infanzia quasi idillica, in cui i peggiori pericoli erano gli animali dei campi, e una gioventù di difficoltà e guerre, Davide trovava il suo riposo nella musica. Settanta tre dei centocinquanta Salmi sono stati scritti da lui. E sono sicuro che la maggior parte dei salmi da lui composti risalgono alla sua vecchiaia.

Vediamo, ad esempio, il Salmo 23. Trabocca di un senso di mancanza. È come se Davide, già vecchio, vedendo ciò he Dio gli aveva permesso di fare a Israele, il suo secondo gregge, ricordasse con lo stesso affetto con cui pensava al gregge di pecore della sua adolescenza: come nulla mancava al mio gregge, così non manca nulla alle pecore del Signore. Come ho protetto il mio gregge, così Dio ci protegge. Ho portato le mie pecore alle buone acque e ai buoni pascoli, e il Signore fa lo stesso. I sentieri per i quali ho condotto le mie pecore sono state solo un barlume dei “sentieri di giustizia” per i quali Egli ci conduce. E come io le ho protette, anche nella valle dell’ombra della morte, così anche Egli ci protegge nei momenti più pericolosi.

E così Davide, pastore dei greggi, ricordava, e dai suoi ricordi creava canzoni di lode al Signore.

Nel Salmo 139, oltre alle sue doti artistiche, appare anche la sua teologia. Osservate come sia una teologia profondamente radicata nella sua esperienza con Dio. Davide inizia parlando della conoscenza di Dio, e la esprime con i verbi esaminare, conoscere, comprendere, scrutare e circondare. Quello che nessuno conosce (la parola non detta), è interamente conosciuta da Dio. E, in conclusione, egli esclama: “La conoscenza che hai di me è meravigliosa, troppo alta perché io possa arrivarci.”

Il suo secondo tema è l’onnipresenza di Dio, e lui la espone argomentando ipoteticamente l’impossibilità di nascondersi da Dio: “Dove potrei andarmene lontano dal tuo Spirito, dove fuggirò dalla tua presenza?”. In seguito, propone due contrasti: il primo tra il più alto e il più basso, e il secondo tra oriente e occidente.

Dio è il Signore del più alto, dei cieli (o della vita), così come è Signore del più basso, del profondo abisso (o della morte). Allo stesso modo è Signore di qualsiasi luogo, dal levante (giorno) al ponente (notte).

Egli continua con il terzo tema: l’onnipotenza di Dio. Dio, letteralmente, ha formato i suoi reni (ricordiamo che, al tempo, i reni erano visti come oggi vediamo il cuore: organi vitali) e lo ha intessuto nel seno della madre. Quando fu formato in segreto, le ossa che erano ancora segrete a tutti noi, erano chiare e accessibili a Dio. Prima che il suo corpo prendesse forma, Dio aveva già pianificato ogni suo giorno, pensando quei moltissimi pensieri, rispetto ai quali nulla è più prezioso.

Dunque, come può essere sdegnato un Dio tanto impressionante? Come può avere alcun nemico? E cosa deve fare Dio nei confronti di chi, tra il Suo popolo, lo aborre?

Ricordate che Davide era il rappresentante massimo di Dio su Israele.

L’odio che Davide provava nei confronti di questi empi era tanto grande, che temeva di peccare. Disse dunque: “Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c'è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna”.

Rev. Fôlton Nogueira

Membro del presbiterio della Chiesa Presbiteriana di Belo Horizonte, insegnante e cappellano del seminario JMC.

Traduzione italiana Paini Alessia @FedeRiformata.com

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