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I tre costi del seguire Gesù


Quando parliamo di “costo”, ci riferiamo alla capacità che abbiamo di calcolare le perdite e i guadagni prima di prendere una decisione. Per “decisione”, intendo qualsiasi situazione in cui, qualsiasi sia la scelta, ci saranno perdite e guadagni. In questo caso, calcolare il costo significa prendere coscienza di ciò che perderemo e guadagneremo per una determinata decisione.

In fondo, le persone calcolano i costi tutto il tempo, perché prendono decisioni in ogni momento. Questa vale anche per quando non decidono. Alla fine, “non decidere” è a sua volta una decisione e, come ogni decisione, ha perdite e guadagni.

Il discepolato come atto di seguire Gesù è una decisione. Pertanto, ha un costo. Qual è il suo costo? In Luca 14.25-35, Gesù risponde a questa domanda.

25 Or molta gente andava con lui; ed egli, rivolto verso la folla disse: 26 «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. 27 E chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. 28 Chi di voi, infatti, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolare la spesa per vedere se ha abbastanza per poterla finire? 29 Perché non succeda che, quando ne abbia posto le fondamenta e non la possa finire, tutti quelli che la vedranno comincino a beffarsi di lui, dicendo: 30 "Quest'uomo ha cominciato a costruire e non ha potuto terminare". 31 Oppure, qual è il re che, partendo per muovere guerra a un altro re, non si sieda prima a esaminare se con diecimila uomini può affrontare colui che gli viene contro con ventimila? 32 Se no, mentre quello è ancora lontano, gli manda un'ambasciata e chiede di trattare la pace. 33 Così dunque ognuno di voi, che non rinuncia a tutto quello che ha, non può essere mio discepolo. 34 Il sale, certo, è buono; ma se anche il sale diventa insipido, con che cosa gli si darà sapore? 35 Non serve né per il terreno, né per il concime; lo si butta via. Chi ha orecchi per udire oda».

Basandoci su questo testo, l’atto di seguire Gesù presuppone tre requisiti:

- un certo tipo di amore (v.26);

-un certo tipo di sofferenza (v.27);

- un certo tipo di rinuncia (v.33).

1. IL COSTO DELL’AMORE

Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e persino la sua propria vita, non può essere mio discepolo. (Lu 14.26)

La prima richiesta del discepolato è l’amore. Non l’amore in generale, ma un amore specifico. Le persone possono amare Dio come se fosse fatto di argilla o di metallo, o come un’altra tra le persone importanti che richiedono la nostra attenzione. Quando questo succede – quando qualcuno ama Dio come se fosse semplicemente una cosa in più tra le altre, o una persona in più tra le altre – Dio non ha la priorità. E solo una cosa in più sul calendario. Il vero discepolo ama Gesù come Dio, ovvero, più della famiglia e della propria vita.

Quando amiamo le nostre famiglie più di Dio, non amiamo la nostra famiglia come dovremmo. In verità, quando succede questo, la famiglia è amata al posto di Dio. Essa diventa un idolo che controlla tutta la nostra vita e le nostre azioni. Pertanto, il discepolato richiede che Cristo sia al centro, e questo avrà un costo principalmente se la nostra famiglia, o noi stessi occupiamo la centralità del nostro cuore.

2. IL COSTO DELLA SOFFERENZA

Chi non porta la sua croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo. (Lu 14.27)

Qual era il significato di “portare la sua croce” per i primi discepoli, che ancora non avevano visto Gesù portare la Sua croce fino al luogo in cui sarebbe stato crocifisso? Per loro, la croce era simbolo di rifiuto e umiliazione. Il soggetto che portava una croce era stato bandito dalla società, perché considerato una minaccia per tutti. Doveva essere eliminato, ma non senza prima passare per un doloroso processo di umiliazione e sofferenza. “Caricare la sua croce” rivela che il discepolato di Gesù implica la convivenza in un mondo ostile al Vangelo, in una cultura che rifiuta i Suoi insegnamenti e, di conseguenza, i Suoi discepoli. Per questo, per evitare di affrontare questo rifiuto naturale al discepolato di Gesù, possiamo dare un significato diverso alla croce, minimizzare il potere di confronto del Vangelo, truccare la Bibbia e le nostre chiese locali per trasformarle in uno pseudocristianesimo accettabile dalla cultura, per essere benvenuti nelle diverse sfere della società, senza “bronci”, senza essere additati come fanatici, fondamentalisti o, perché no, pazzi. Quando disprezziamo la domanda di sofferenza inerente al discepolato, forgiamo una croce diversa per noi stessi.

3. IL COSTO DELLA RINUNCIA

La terza richiesta ci dà il colpo finale. Si tratta di un colpo fatale alla nostra dipendenza da tutto ciò che creano in noi un vincolo di appartenenza al mondo. I vincoli con le cose che possediamo sono potenzialmente la ragione per la quale molti sono incapaci di seguire Gesù. L’obiettivo del discepolato è quello di condurci al Regno di Cristo, trasformandoci in pellegrini in questo mondo, liberandoci dall’idea che siamo ciò che possediamo, e che abbiamo dominio sulla nostra famiglia, sulle nostre cose e anche su noi stessi.

Per questo motivo, il discepolato è un movimento che deve iniziare con una resa e sottomissione a Gesù e alla Sua Parola. I discepoli di Gesù sono come piante che sono state rimosse con le radici dalla loro cultura egocentrica e che, in seguito, sono state trapiantate nella cultura cristocentrica del Regno di Dio.

Gesù ha la supremazia. Lui è il Re al quale dobbiamo arrenderci e nel quale dobbiamo perdere tutti i vincoli che ci fanno credere che siamo signori di noi stessi e di tutto ciò che ci circonda.

L’avvertimento di Gesù è preciso: colui che non è in grado di amare Cristo sopra ogni cosa, di soffrire a causa di Gesù e dei Suoi insegnamenti, e di svincolarsi da tutto ciò che ha in questo mondo, non potrà mai essere Suo discepolo.

Jonas Madureira

Professore di filosofia e teologia sistematica nella facoltà teologica battista di San Paolo, nel Servo de Cristo e nel Seminario Martin Butcher. Autore e insegnante.

Articolo adattato dal libro O Custo do Discipulado: a doutrina da imitaçao de Cristo.

Traduzione italiana Paini Alessia @FedeRiformata.com

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