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Cosa pensano i cristiani sull'assistenza medica alla morte

Paula Ritchie è stata al centro di un lungo articolo sul New York Times del 1°Giugno 2025, riguardo “L’assistenza medica alla morte” (AMAM). Aveva convissuto per anni con un dolore continuo e opprimente che i dottori non avevano saputo diagnosticare. La sua storia è straziante. Sofferenze, come quelle di Paula, sono la triste conseguenza della ribellione di Adamo ed Eva. Il suo caso ci ricorda che alcune persone soffrono gli effetti di quella caduta più intensamente di altre. Se ci capitasse opportunità di avvicinarci a qualcuno come Paula, dovremmo coglierla.

Dovremmo opporci a leggi che permettono l'assistenza medica alla morte, ma dovremmo essere più ansiosi di trovare modi di amare e ascoltare attentamente quelle persone che vedono una morte veloce e indolore come una “soluzione”.

 

La storia di Paula è situata in Canada, dove l’assistenza medica alla morte è legale a livello nazionale. Negli Stati Uniti, dieci stati hanno una legge che permette a dottori, infermieri e farmacisti di aiutare le persone a morire “alle proprie condizioni” in un “modo umano e dignitoso”. L’assistenza si traduce, solitamente, in un misto di medicinali che producono rilassamento, sonno e conseguentemente la morte.  Inizialmente, queste leggi permettevano solo ai malati terminali l’uso di questi medicinali. Recentemente, queste restrizioni su chi dovrebbe ricevere questo tipo di assistenza sono state rimosse, e si prevede una crescita del numero di stati sia negli negli USA che nelle altre nazioni che permettono assistenza medica alla morte.

 

Le nostre vite non sono di nostra proprietà

 

 La Parola di Dio ci insegna che le nostre vite appartengono a Dio, al quale appartengono tutte le cose (vedi sal 24:1; Deut 10:14). Dio, il quale dona la vita, ha l'autorità di toglierla. La vita umana è particolarmente importante per Dio. Genesi 1:26-27 ci insegna che gli esseri umani sono fatti ad immagine di Dio. Siamo tutti servi del Signore; di conseguenza, le nostre vite appartengono a Dio, non a noi.

 

Al contrario, al giorno d’oggi,  la maggioranza delle persone pensa di possedere la propria vita. Quasi tutti i commenti in risposta all’articolo del New York Time supportano l’assistenza medica alla morte. (Commenti come) “Le nostre vite ci appartengono" sono alla base di questo appoggio. Perché, ribadiscono, non concedere ad esperti in medicina di usare le loro conoscenze per aiutare le persone a morire? Se sono in sofferenza e vogliono morire, non sarebbe crudele non aiutarle?

 

È allettante pensare che fermare l’assistenza medica alla morte sia il più grande bisogno per i cristiani. Questo bisogno lo è certamente, ma avvicinarsi alle persone in sofferenza è altrettanto importante. Entrambi i  bisogni meritano la nostra attenzione. Amare le persone che pensano che causare la propria morte sia la soluzione è qualcosa che possiamo già fare.

 

Avvicinarsi ai sofferenti

 

Le persone in sofferenza credono facilmente di essere causa di pene e frustrazioni per quelli che li circondano. Hanno bisogno di amici che siano presenti e li sostengano nel momento del dolore. Quando la conoscenza medica non può eliminare il dolore, coloro che forniscono  servizi medici fanno fatica ad essere d’incoraggiamento e di supporto. Hanno sulle spalle la pressione di dover fare qualcosa, e questo può far sembrare l’assistenza ad una morte serena compassionevole. Invece, le persone che soffrono hanno bisogno di amici che non sono sopraffatti dalla sofferenza e che possono avvicinarsi a loro in un atto di compassione.

 

Dimostriamo amore a coloro che soffrono non tirandoci indietro. Potremmo non sapere cosa dire. Sappiamo che non possiamo eliminare il loro dolore. Vorremmo fare qualcosa. Tuttavia la cosa più importante che possiamo fare è essere presenti, invocando il Signore per loro. Possiamo ascoltare le loro storie, chiedendo di saperne di più  quando si presenta l'opportunità. Possiamo parlare di interessi comuni. In tutti questi modi dimostriamo loro che sono membri stimati della nostra comunità.

 

Dovremmo essere più  ansiosi di trovare modi di amare e cercare di ascoltare attentamente le persone che vedono una morte veloce e indolore come una soluzione. 

 

L’avvicinarsi può anche consistere nel pregare ad alta voce con loro e semplicemente parlare di Gesù. Gesù chiama ciascuno ad utilizzare il propri poteri per servirLo e anche coloro in grande sofferenza sono ancora pienamente portatori della Sua  immagine con l’abilità di pregare. Le loro preghiere contribuiscono a condividere il dovere umano di esercitare dominio sulla creazione di Dio. Gesù comprende meglio di tutti il significato di sopportare un dolore immenso fino alla morte. È morto dopo essere stato abbandonato da tutti. La Sua resurrezione dimostra chiaramente che la sofferenza e la morte non hanno l’ultima parola.

 

Contro la disumanizzazione delle persone


L’autorità di decidere per sé stessi (autonomia) non è la base della dignità umana. La dignità umana trova le sue fondamenta nell’essere ad immagine e somiglianza di Dio. Coloro che sono ad immagine di Dio sono custodi della Parola di Dio. Abbiamo l'autorità di custodi, non di possessori, anche sul nostro corpo.  L’assistenza medica alla morte disumanizza ciascuno di noi attraverso la negazione del nostro stato come agenti nominati da Dio. Pregare e opporci all’assistenza medica alla morte difende la vera dignità umana.

 

Medici, infermieri e farmacisti che capiscono che l’assistenza medica alla morte è disumanizzante, possono rifiutarsi di fare parte di quei luoghi dove questa pratica è legale. I medici professionisti cristiani non sono gli unici a vedere l’assistenza medica alla morte come ostile alla dignità umana. I cristiani, comunque, hanno una ragione biblica più determinante per non prenderne parte.


Riconoscere i limiti della medicina


La difesa della dignità umana è una ragione sufficiente per opporsi alla legge e alla pratica  dell'assistenza medica alla morte. La difesa dell’integrità della pratica medica è un’altra buona ragione. Dottori, infermieri e farmacisti sono guaritori per convinzione, inclinazione e formazione. Invece, la legge e la pratica dell’assistenza medica della morte chiede loro di essere a tutti gli effetti degli assassini. L’assistenza medica alla morte rende più difficoltoso per le persone credere che i medici di professione siano focalizzati sulla loro guarigione. Inoltre, incoraggia i medici a vedere i pazienti come problemi piuttosto che come persone.

Il movimento che appoggia l’assistenza medica alla morte è motivato da compassione, ma si tratta di una compassione che cerca di risolvere problemi che non sono strettamente medici. La saggezza cristiana riconosce i limiti della medicina. Anche quando la medicina non può far smettere il dolore, l’amore della famiglia e degli amici può arrivare dove la medicina si ferma. Amare, ascoltare, essere presenti può fornire tutto ciò di cui le persone in sofferenza hanno bisogno per andare avanti con la loro esistenza finché non giunga il momento stabilito da Dio per loro.







Articolo originale: What Do Christians Believe about Medical Assistance in Dying?

https://learn.ligonier.org/articles/what-do-christians-believe-about-medical-assistance-in-dying, copyright year 2025 by Bill Davis, Ligonier Ministries  https://www.ligonier.org. Used by permission. Tradotto con permesso.


Traduzione italiana Agata Nicotra @FedeRiformata.com

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