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Il Dio rivelato nella Redenzione


Testo di Benjamin B. Warfield (per saperne di più su Benjamin Warfield, clicca qui: https://www.federiformata.com/post/b-b-warfield)

CHI E' DIO?

La parola inglese “God” (Dio) deriva da una radice che significa “chiamare”, e che punta ad Egli come degno di adorazione, Colui di cui le persone hanno bisogno e che invocano. La parola tradotta dal greco che è utilizzata nel Nuovo Testamento, tuttavia, descrive questo oggetto di adorazione come Spirito; e la parola ebraica dell’Antico Testamento rappresenta, come significato principale, l’idea di potere. Sulle labbra cristiane, pertanto, la parola “Dio” indica fondamentalmente l’Onnipotente Spirito che è adorato e il cui aiuto è invocato dagli uomini.

Come può essere conosciuto e testimoniato

Questa principale idea di Dio, che si riassume in ciò che viene chiamato teismo, è il prodotto di questa rivelazione generale che Dio fa di Sé a tutti gli uomini, nel piano naturale. Le verità coinvolte in essa sono continuamente reiterate, arricchite ed approfondite nelle Scritture. La natura rivela l’Onnipotente, essendo stato Lui a crearla, ma nessuna semplice creazione può essere tanto rivelatrice quanto la Scrittura, poiché in essa conosciamo la grande rivelazione della grazia di Dio per i peccatori.

Nel piano della natura, gli uomini possono apprendere solo ciò che Dio è, in virtù dei Suoi attributi essenziali. Ma una Sua comunicazione speciale è necessaria a garantirci ciò che, nel Suo infinito amore, Egli farà per recuperare i peccatori dalle loro colpe e miseria, e portarli alla felicità della comunione con Lui. Per la completa rivelazione di tutto questo, la Sua grazia nella redenzione dei peccatori, c’è stata una rivelazione più profonda del modo della Sua esistenza, in virtù del quale Egli è lo stesso di cui, da cui e per cui avvengono tutte le cose, che è allo stesso tempo il Padre che provvede, il Figlio che realizza e lo Spirito che applica la redenzione. Solamente nella scoperta di questo mistero supremo della Trinità la rivelazione di Dio è completata.

Il fatto che la Trinità non sia esplicita nella rivelazione generale fatta nel piano della natura, oltre alla presenza di indizi che puntano ad essa, è dovuto al fatto che la natura non abbia il ruolo specifico di parlare della redenzione, nel processo in cui solamente le profondità della natura divina sono conosciute, ovvero, per mezzo delle Scritture. Nelle Scritture abbiamo la rivelazione esplicita della redenzione che viene operata dall’Antico Testamento e che poi vene realizzata chiaramente nel Nuovo Testamento, nel quale possiamo distinguere l’opera della Trinità – Padre, Figlio e Spirito. Un mistero tanto ineffabile fu collocato di fronte alla mente oscurata dell’uomo, e questo avviene per necessità dello stesso piano di redenzione, che trova le sue radici nella distinzione trinitaria della Divinità, e che può solo essere compreso ponendo alla base l’Uno e Trino.

La natura di Dio fu divulgata agli uomini, dunque, in tre fasi, corrispondenti ai tre pieni della rivelazione: prima conosceremo Dio come Spirito infinito, o Dio della natura; poi, come Redentore dei peccatori, o Dio della grazia; infine come Padre, Figlio e Spirito Santo, il Dio Trino.

DIO, LO SPIRITO INFINITO

La convinzione dell’esistenza di Dio porta i segni di una verità intuitiva, nel senso che è una credenza universale e inevitabile degli uomini, ed è sempre stata direttamente vincolata all’idea di sé, che è conosciuta allo stesso tempo come dipendente e responsabile, ma che implica un Dio Creatore dal quale tutti dipendono. Questa percezione immediata di Dio è confermata da una serie di argomentazioni conosciute come “prove teiste”. Esse derivano dalla necessità che abbiamo di credere nell’esistenza reale dell’Essere infinitamente perfetto, di una causa sufficiente all’universo contingente, di un Autore intelligente dell’ordine e dei multipli artifici osservabili nella natura, e di un legislatore e giudice degli esseri mortali dipendenti, dotati di un senso del dovere e di un sentimento di responsabilità indicibili; coscienti delle contraddizioni morali del mondo e in cerca di una soluzione, vivono sotto la percezione intuitiva di un diritto che non vedono realizzato. La necessità ovvia per cui gli uomini credono in questo Essere denota la dipendenza dell’umanità e della creazione, così come il Dio che creò ogni uomo per Sé stesso.

La prova principale di questi segni è riconosciuta nelle Scritture, in quanto esse aggiungono ai segni naturali le manifestazioni sovrannaturali di Dio in un processo di redenzione, accompagnato in ogni fase da avvenimenti miracolosi.

A partire dalle prove teiste, tuttavia, apprendiamo non solo che un Dio esiste, ma anche necessariamente la Sa natura. La natura di Dio è testimoniata da tutto ciò che le Scritture dicono di Lui. Così arriviamo a conoscere Dio come uno Spirito personale, infinito, eterno e illimitato nel Suo Essere e nella Sua intelligenza, sensibilità e volontà che Gli appartengono. Gli attributi così attribuitigli includono indipendenza, unità, singolarità, immutabilità, onnipresenza, conoscenza e sapienza infinite, libertà e potere infiniti, verità infinita, giustizia, santità e bontà; essi non sono solo riconosciuti, ma ampiamente rivelati nelle Scritture, che collocano così il sigillo della Sua rivelazione speciale su tutti i dettagli dell’idea naturale di Dio.

DIO, IL REDENTORE DEI PECCATORI

Nel reiterare l’insegnamento della natura sull’esistenza ed il carattere del Creatore personale e Signore di tutto, le Scritture enfatizzano la grazia o l’amore immeritato di Dio, mostrati nel modo in cui tratta le Sue creature peccaminose che meritano solo ira. Ma, allo stesso tempo in cui le Scritture rivelano l’amore e la grazia di Dio, non riducono né sottovalutano la Sua giustizia e santità, anzi, mettono in evidenza tutti gli attributi di Dio attraverso il piano di redenzione, mostrando come tutti gli attributi di Dio agiscano in unità e uguaglianza. Dunque, attraverso le Scritture, abbiamo una rivelazione eccellente di Dio, in tutta la Sua natura.

Dio non è rappresentato nelle Scritture come perdono dei peccati, perché non basterebbe a descriverlo, non lo rappresenta nella totalità dei Suoi attributi. Non è nemmeno rappresentato semplicemente come Dio d’amore, perché ci sono molti altri attributi che non sono mostrati alla presenza della Sua benevolenza illimitata. Egli è conosciuto come il Dio che libera l’uomo peccatore dalla sua colpa e contaminazione, perché in questo modo la Sua grazia è visibile nel Suo riscattare il miserabile, tanto quanto la Sua giustizia e santità nel ripudiare il peccato, e la Sua ira nei suoi confronti. Dio riscatta il peccatore perché ama, lo libera dal peccato perché esso è abominevole, e il peccato è abominevole perché Dio è santo. Non è possibile separare gli attributi di Dio.

La rappresentazione biblica del Dio della grazia include, dunque, lo sviluppo più ricco di tutti i Suoi attributi morali, ed il Dio della Bibbia è conseguentemente stabilito, nella pienezza di questa idea, come sovrastante il “Dio etico”. È come dire che a Lui è attribuito un senso morale tanto sensibile e veritiero che stima con precisione infallibile il carattere morale di ogni persona o azione presentata alla Sua contemplazione, e risponde ad esso nel grado appropriato di soddisfazione o riprovazione. L’infinità del Suo amore è esibita proprio nel fatto che, quando eravamo ancora peccatori, ci ha amati, e con la forza della Sua natura infinita ha reagito contro il nostro peccato con avversione e indignazione illimitate. Il mistero della grazia risiede proprio nell’impulso, di un Dio che odia il peccato, di mostrare misericordia a questi miserabili peccatori; e la suprema rivelazione di Dio come un Dio di amore santo si deduce dalla rivelazione del Suo processo di redenzione, attraverso il quale Lui solo può continuare a giustificare gli empi. Poiché in questo procedimento era coinvolto il potente paradosso del giudice infinitamente giusto, Dio si fece sostituto del peccatore di fronte alla Sua stessa legge, e il Dio infinitamente benedetto ha portato su di Sé le pene del peccato.

DIO PADRE, FIGLIO E SPIRITO SANTO

Gli elementi del piano di salvezza hanno radici nella natura misteriosa della divinità, nella quale coesiste una distinzione trina di Persone con assoluta unità di essenza; la rivelazione della Trinità era conseguentemente incidentale all’esecuzione di questo piano di salvezza, nel quale il Padre inviò il Figlio per propiziare il peccato, e il Figlio, quando tornò alla gloria che aveva con il Padre prima della formazione del mondo, mandò lo Spirito per applicare la Sua redenzione agli uomini.

La rivelazione della natura divina, pertanto, si trova in tutta la Scrittura, più esplicitamente nell’opera di redenzione che ci è stata promessa. Questa opera, e la natura stessa della Trinità, furono rivelate prima di tutto non a parole, ma della stessa apparizione di Dio, il Figlio, Gesù Cristo, sulla terra, e dalle successive manifestazioni dello Spirito, che fu mandato ad operare come Suo rappresentante in Sua assenza.

All’inizio del ministero di Cristo, le tre Persone furono drammaticamente mostrate ai nostri occhi nel corso del Suo battesimo. Nonostante non ci sia un unico passaggio nelle Scritture che contenga ed esponga tutti i dettagli di questo grande mistero, non mancano passaggi nei quali le tre Persone si riuniscano e mostrino allo stesso tempo la propria unità e distinzione. Il più prominente di essi è la formula del battesimo nel nome Trino, collocata nelle bocche dei Suoi seguaci dal Signore resuscitato (Mt 28:19), e la benedizione apostolica nella quale una benedizione divina è invocata da ogni Persona distintamente (2Co 13:14). Gli elementi essenziali che formano la grande rivelazione del Dio Trino sono comunemente visti separatamente. I tre fatti costitutivi del principale di questi sono:

Che esiste un solo Dio (Dt 6:4, Gm 2:19; 1Co 8:4)

Che il Padre è Dio (Mt 11:25; Gv 6:27; 8:41; Rm 15:6; 1Co 8:6; Gl 1.1-4; Ef 4:6; 6:23; 1Te 1:1; Gm I. 27; 3:9; 1P 1:2; Gd 1), che il Figlio è Dio (Gv 1:18, 20:28; At 20:28; Rm 4:; Eb 1:8; Cl 2:9; Fl 2:6; 2P 1:1), e che lo Spirito è Dio (At 5:3,4; 1Co 2:10,11; Ef 2:22)

Che il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo sono personalmente distinti uno dall’altro, distinti per pronomi personali, capaci di inviare ed essere inviati uno dall’altro, di amare e onorare l’un l’altro, e simili (Gv 15:26, 16:13,14, 17:8,18,23, 16:14, 17:1)

La dottrina della Trinità è solo la sintesi di questi fatti e, non aggiungendo nulla ad essi, riconosce semplicemente nell’unità della Divinità una Trinità di Persone coinvolte nell’elaborazione del piano di redenzione. In questo processo, è implicata una certa subordinazione relativa alle operazioni delle diverse Persone, nella quale il Padre invia il Figlio, e il Figlio invia lo Spirito; ma le tre Persone sono uniformemente rappresentate nella Scrittura nella loro natura essenziale, ognuna somigliante in tutto a Dio, benedetta per sempre (Rm 9:5); pertanto, dobbiamo considerare la subordinazione come qualcosa di derivante dalla funzione di ognuno di Essi dell’opera della redenzione, e non come una loro differenza essenziale o naturale.

Benjamin B. Warfield

Articolo originale: Economy of the Trinity and Covenant of Redemption, tradotto per ©Ministerio Reformai da Amanda Martins. Contenuto pubblicato originariamente sul Ministerio Reformai, qui: https://reformai.com/o-deus-revelado-na-redencao/

Traduzione italiana Paini Alessia @FedeRiformata.com

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