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L'origine dell'universo punta all'esistenza di Dio


Una delle domande più antiche della filosofia è quella che si chiede cos’abbia portato all’esistenza del mondo. In accordo con gli antichi filosofi greci, nonostante la materia del mondo sia eterna, c’è un’origine del suo ordine. I filosofi presocratici sostenevano che, al principio, il mondo fosse composto dagli elementi naturali, come acqua, aria, fuoco, ecc. Tuttavia, qualche tempo dopo, Platone attribuì l’origine del mondo al demiurgo, che era il suo Dio supremo, creatore di tutto a partire dalle forme presenti nel mondo delle idee. Nel suo dialogo con Timeo sostiene che il demiurgo “è la più perfetta delle cause” [1], e che, quando crea il mondo, egli “pone gli occhi su ciò che è immutabile e che utilizza come archetipo, quando dà la forma e le proprietà a ciò che crea” [2].

Pertanto, nel mondo greco non incontriamo il concetto di creatio ex nihilo, ovvero, la creazione a partire dal nulla. Questo include il grande filosofo Aristotele, che disse nella sua Metafisica che tanto il tempo quanto il movimento sono eterni [3]. Ora, siccome ogni movimento richiede un motore, così anche il movimento eterno richiede a sua volta un motore eterno. Questo motore si identifica in Dio, il quale è “vita, ottimo e eterno” [4], e che da lui “dipendono il cielo e la natura” [5].

Queste idee, oltre a dimostrare la forte testimonianza della natura, che Giovanni Calvino sostenne essere il modo in cui i credenti e i non credenti debbano cercare Dio [6], esse sono in forte contrasto con l’idea cristiana di Creazione. Il problema non sta nell’esistenza di un motore per il movimento del mondo o un ordinatore del cosmo, ma nell’idea che ci sia qualcosa di eterno oltre a Dio, il quale, in queste filosofie, non creò a partire dal nulla.

La creazione a partire dal nulla è una delle dottrine bibliche della fede cristiana, sostenuta chiaramente in Giovanni 1:1-3 e in Colossesi 1:16. Insieme, questi testi ci dicono che il Verbo, ovvero Dio, creò tutte le cose, così nei cieli come sulla terra, visibili e invisibili.

COSA SOSTENEVANO I PENSATORI ARABI

In filosofia, sostenere una creazione a partire dal nulla fu qualcosa di promosso tanto dai giudei quanto dai cristiani e dai musulmani. Questi ultimi furono i principali espositori di quello che è chiamato l’argomento cosmologico kalam [7]. Questo argomento fu usato da molti antichi pensatori, ma la sua più forte difesa nel medioevo si incontra nelle opere del filosofo musulmano Al-Ghazali. Gli arabi che vissero prima di Al-Ghazali adottavano l’idea dell’universo eterno di Aristotele. Credendo che essa fosse un affronto alla dottrina dell’Islam, Al-Ghazali scrisse la sua opera L’incoerenza dei filosofi, al fine di rifiutare le loro idee.

In La moderazione del credo, Al-Ghazali sviluppò il suo argomento nel seguente sillogismo: “L’occorrenza di tutto l’occorrente ha una causa; il mondo è un occorrente; necessariamente ne consegue che esso abbia una causa” [8]. Ora, in che modo Al-Ghazali giustifica la sua premessa, ovvero il fatto che il mondo sia un “occorrente”, e che quindi abbia iniziato ad esistere? Fornì una serie di argomentazioni, tra cui quella forse più famosa:

esistono fenomeni temporanei nel mondo. E alcuni altri fenomeni sono le cause da questi fenomeni. Ora, è impossibile che un congiunto di fenomeni temporanei sia causato da altro, e che questa serie continui all’infinito. Nessuna persona intelligente deve credere questo. […] Dunque, se esiste un limite in cui questa serie di fenomeni temporanei si ferma, questo limite sarà chiamato Eterno [9].

Il pensiero di Al-Ghazali segue la logica del primo grande filosofo musulmano, Al-Kindi. Egli disse che andare indietro nel tempo infinitamente non è possibile poiché, se fosse possibile, vi sarebbe stato un numero infinito di momenti prima del momento attuale. Ma, se così fosse, il momento attuale non arriverebbe mai, poiché per quanti momenti passassero, continuerebbero a mancare infiniti momenti per giungere a quello attuale [10]. Un altro modo di visualizzare questo concetto è questo: una linea infinita non ha inizio né fine; eppure, l’oggi è la fine della linea del tempo; pertanto, la linea del tempo non è infinita.

ARGOMENTO KALAM NEL CONTESTO CONTEMPORANEO

Questo argomento fu recuperato e difeso principalmente dal filosofo cristiano William Lane Craig. Craig utilizza argomenti simili a quelli dei filosofi medievali per difendere la seconda premessa dell’argomento (“l’universo iniziò ad esistere”). Inoltre, egli fa appello anche alle recenti scoperte della cosmologia contemporanea per affermare la verità di tale premessa.

Craig sostiene che: “Il proposito dell’argomento è quello di dimostrare l’esistenza di una causa prima che trascende e crea ogni realtà finita. Avendo raggiunto tale conclusione si deve, dunque, ricercare quale sia la natura di questa causa prima e valutare quale sia il suo significato per il teismo” [11].

La seconda parte dell’argomento, come espone Craig, è egualmente importante. Poiché non si sta dicendo solo che l’universo abbia una causa, e dunque, che Dio esiste. In realtà, si giudica la natura di questa causa, in modo da arrivare ad un concetto molto prossimo a Dio.

Prima di questo, tuttavia, quali sono le prove a favore di un’origine dell’universo? Oltre a citare almeno due prove distinte, egli si concentra di più sulla prova cosmologica dell’espansione dell’universo. Questa espansione fu scoperta all’inizio del XX secolo, e di conseguenza portò ad una teoria chiamata Ipotesi dell’Atomo Primitivo [12]. Più tardi, questa teoria fu ribattezzata, in modo dispregiativo, Teoria del Big Bang [13]. Furono trovate prove più forti di questa espansione quando si scoprì la radiazione cosmica di fondo. Come spiega Alexander Vilenkin:

Lo spazio è pieno di micro-onde che hanno quasi la stessa frequenza che usiamo nei nostri microonde. L’intensità di questa radiazione diminuisce con l’espandersi dell’universo; in questo modo, ciò che osserviamo ora è lo splendore indebolito della palla di fuoco primitiva. [14]

Se l’universo si sta espandendo, in un certo momento del passato deve aver avuto inizio. Immagina come funziona un’espansione andando indietro nel tempo, e arriverai ad un punto in cui il tempo, lo spazio e la materia hanno avuto inizio.

Nel 2003, Arvind Borde e Alan Guth si unirono a Vilenkin per dimostrare che l’universo ha avuto un inizio, data la sua espansione. In realtà, qualsiasi teoria che includa un universo in espansione (come il nostro) non può avere un passato eterno [15]. Le conclusioni di Vilenkin sono ben chiare:

Dicono che le argomentazioni convincano gli uomini razionali, ma le prove convincono anche gli uomini irrazionali. Ora che abbiamo la prova, i cosmologi non possono nascondersi più dietro alla possibilità di un passato eterno. Non c’è scappatoia, devono affrontare il problema della nascita cosmica. [16]

Questa conclusione resta la stessa anche nell’ipotesi dell’esistenza di un multiverso. Come disse Alan guth, “anche in un contesto di inflazione di molte palle che si formano (nel multiverso), continua ad esistere un inizio definitivo in qualche luogo” [17].

LA NATURA DELLA CAUSA DELL’UNIVERSO

Se dunque l’universo ha iniziato ad esistere, deve aver avuto una causa. Stando così le cose, dobbiamo fare un’analisi concettuale di questa causa. Questa causa ha creato il tempo, lo spazio e la materia. Di conseguenza, non può essere composta da nessuno dei tre, essendo dunque atemporale, immateriale e non-spaziale. Deve anche essere non-causata, poiché le cause non possono andare all’indietro infinitamente. Ora, questa causa ha creato a partire dal nulla, il che esige un potere inimmaginabile.

Per finire, questa causa dev’essere un agente personale. Uno dei motivi di quest’affermazione è presentato da Richard Swinburne: esistono solo due tipi di cause: scientifiche e personali. Le scientifiche dipendono da una legge della natura, mentre quelle personali esigono un agente. Per capire meglio, considerate il seguente esempio: supponete che io vi chieda come fa la vostra macchina a portarvi in chiesa. Voi potete rispondere che le leggi della fisica e della chimica applicate al motore ne garantiscono il movimento (causa scientifica), o che siete stati voi a guidarla fino alla chiesa (causa personale). E per quanto riguarda la causa dell’universo? Ora, le leggi della natura hanno avuto inizio insieme all’universo. Dunque, la causa dell’universo non può essere una causa scientifica. Pertanto, la causa dell’universo dev’essere un agente personale. [18]

In questo modo, l’argomento cosmico kalam ci porta ad una causa dell’universo che è atemporale, immateriale, non-spaziale, non-causata, con un potere inimmaginabile e personale – Che è ciò che tutto il mondo chiama Dio.

Felipe Forti

Autore e studente di Teologia nel seminario Mackenzie. Scrittore dei blog Acrópole da Fé Cristã e Olhar Unificado.

Per i riferimenti, vedi l’articolo originale.


Traduzione italiana Paini Alessia @FedeRiformata.com

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