L’immagine di un leone ruggente caratterizza un piccolo sigillo in pietra di diaspro. Su di esso, si trova anche un’iscrizione in ebraico, “proprietà di Shema, servo di Geroboamo.” Ritrovato nel sito biblico di Megiddo, quel sigillo è un tempo appartenuto a uno degli ufficiali di Geroboamo II, re d’Israele, 785-743 a.C. (2Re 14:23-29). Forse Shema era stato molto orgoglioso del suo sigillo, ma di certo non l’aveva usato solo come decorazione. Quel sigillo fungeva da timbro, ed era verosimilmente usato quotidianamente. Pressato su cera o argilla, aveva segnato le sue proprietà e indicato la sua autorità. Brocche per il vino, fatte d’argilla fresca, ne portavano l’immagine. Fungeva da firma per acquisti e contratti di matrimonio.
Troviamo spesso segni e i suggelli (o sigilli) nell’Antico Testamento: la regina Izebel usò il sigillo di Acab sulle lettere che misero fine alla vita di Nabot (1Re 21:8); la regina Ester salvò il popolo ebreo grazie ad un decreto reale sigillato con l’anello del re, “perché ciò che è scritto in nome del re e sigillato con l’anello reale è irrevocabile” (Et 8.8).
L’apostolo Paolo usò quest’immagine per descrivere il sigillo di Dio: “Avendo creduto in lui, avete ricevuto il sigillo dello Spirito Santo che era stato promesso, il quale è pegno della nostra eredità fino alla piena redenzione di quelli che Dio si è acquistati a lode della sua gloria” (Ef 1.13b-14).
Il sigillo di Dio, diversamente da quello degli Stati Uniti, non è un emblema da apporre sulla carta. Il sigillo di Dio è lo Spirito Santo, che è Dio stesso presente nel Suo popolo. Per darci sicurezza, Dio ci ha anche concesso dei segni esterni e dei suggelli del fatto che Gli apparteniamo. Nel battesimo, Dio ci sigilla dandoci il Suo nome; nella Santa Cena abbiamo il sigillo spirituale della Sua presenza nel sacramento. Anche questi sigilli hanno un potere che va oltre l’apparenza esteriore: è la realtà della presenza di Dio a costituire la benedizione. Eppure, Dio ci dà un sigillo che va ben oltre questi doni e benedizioni: il Suo sigillo finale è Lui stesso in dono.
Sigillandoci di persona, Dio ci rivendica, e ci dà la possibilità di rivendicare Lui. Lo Spirito Santo venne nella Pentecoste ad impossessarsi del nuovo popolo di Dio; allo stesso tempo, divenne una loro proprietà, la loro eredità.
1. Lo Spirito è il sigillo di Dio
Apparteniamo a Dio perché è stato Lui a crearci: “è lui che ci ha fatti, e noi siamo suoi” (Sl 100.3). La moneta con il volto di Cesare dev’essere data a Cesare; segnati dall’immagine di Dio, apparteniamo a Lui. Ma c’è molto di più. Nella nostra ribellione, abbiamo sfruttato la gloria di Dio sigillata su di noi. Tramite il peccato di Adamo, i portatori dell’immagine di Dio sono diventati Suoi nemici. Dio ha dunque perso ciò che Gli apparteneva? No, poiché Dio ha acquistato nuovamente il Suo popolo mediante Cristo: “In lui abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, il perdono dei peccati secondo le ricchezze della sua grazia” (Ef 1.7).
Ecco l’incredibile mistero celebrato da Paolo nella lettera agli Efesini. Dio non solo reprime la nostra ribellione rivendicandoci come Suoi; ci porta molto più vicini a Lui di quanto non avesse fatto la Creazione. Siamo più vicini a Dio di quanto non lo fu Adamo, poiché siamo uniti a Gesù Cristo, Figlio di Dio. Noi, che eravamo stati allontanati dal peccato, torniamo ad essere più vicini a Dio dei cherubini che stanno ai lati del Suo trono, tanto vicini quanto il Figlio di Dio, nostro Salvatore.
Dio aveva ordinato tutto questo sin dall’inizio. Ci ha scelti in Cristo prima della creazione del mondo (Ef 1.4). Il popolo di Dio è il Suo tesoro (Es 19.5). Dio ha dato un’eredità ad Israele, ma si è preso Israele come Sua eredità: “Poiché la parte del SIGNORE è il Suo popolo” (De 4.20; 32.9). Come ci sigilla il Signore come Sua proprietà in Cristo? Mediante lo Spirito di Cristo nei nostri cuori. Non osiamo sottovalutare il significato della venuta dello Spirito, come se, dopo l’Ascensione, la chiesa avesse perso Gesù. Egli stesso disse che non ci avrebbe lasciati orfani, ma che sarebbe tornato (Gv 14.18). Soffiò il Suo Spirito sui discepoli dopo la resurrezione; venne in Spirito dal trono della gloria nella Pentecoste. Sì, Gesù tornerà ed ogni occhio sarà in grado di vederlo, ma noi non siamo rimasti qui senza il nostro Signore. Gesù stesso disse che era meglio che Lui se ne andasse, in modo da poter mandare lo Spirito (Gv 16.7), non perché lo Spirito fosse meglio di Lui, ma perché, mediante lo Spirito, sia il Figlio che il Padre avrebbero potuto essere presenti nei nostri cuori. In Efesini, Paolo parla della pienezza dello Spirito, della pienezza di Cristo, e della pienezza di Dio (Ef 5.18; 1.23; 4.13; 3.19). Queste “pienezze” non sono tre cose distinte. Essere riempiti dello Spirito significa avere la pienezza di Gesù, ed essere riempiti della totale pienezza di Dio.
Quando pensiamo ai sigilli, potremmo pensare a quelli delle bottiglie dei medicinali. Gli elaborati sigilli di plastica su questo tipo di prodotto sono stati la conseguenza di manomissioni mortali del contenuto in passato. Il sigillo di Dio, a sua volta, protegge da qualsiasi tipo di manomissione. Lo Spirito è il nostro guardiano. Il Signore conosce e preserva coloro che Gli appartengono (2Ti 2.19; Gv 10.27-28). Il popolo di Dio è sigillato dal Dio vivente (Ap 7.2,4; 9.4). Lo Spirito, come sigillo, ci preserva personalmente, non meccanicamente. Ci preserva nella nostra eredità facendoci continuare a credere (1P 1.5-7). Possiamo rattristare lo Spirito di Dio che ci è stato mandato fino al giorno della redenzione, e lo Spirito potrebbe punirci; potrebbe mettere alla prova la nostra fede con prove tremende, ma sempre con l’obiettivo ultimo di presentarci a Dio.
2. Lo Spirito è il nostro sigillo
Con la Sua presenza nello Spirito, Dio non solo ci rivendica come Suoi, ma ci permette anche di rivendicare Lui. Lo Spirito attesta la Sua promessa, il Suo impegno nei nostri confronti. Lo Spirito è lo stesso Dio che mantiene la Sua promessa. L’atto d’acquisto di Dio sarà sigillato nel giorno della redenzione, non solo con un segno esterno (come la circoncisione fu sigillo della fede di Abraamo, vedi Romani 4.11) ma, come disse Gesù, con nella promessa mantenuta del Padre (At 2.22,33). La venuta dello Spirito è la benedizione promessa ad Abraamo (Ga 3.14). Paolo, dunque, parla dello Spirito come un pegno della piena e finale salvezza.
Quando un buon creditore si presenta, il venditore d’auto è felice di preparare un prestito per aiutarlo nell’acquisto. Eppure, per rendere la vendita sicura, di certo chiederà un anticipo. L’anticipo è parte del pagamento finale; è semplicemente parte di esso data prima. Questa è l’immagine che Paolo ci dà. Il cielo stesso non offre alcuna benedizione più grande della comunione personale con il Signore, che è proprio la benedizione che riceve la chiesa, che riceviamo noi, nella presenza del Signore, lo Spirito. Nella nostra unione con Cristo entriamo “a far parte dell'edificio che ha da servire come dimora a Dio per mezzo dello Spirito” (Ef 2.22). Il tabernacolo dell’Antico Testamento era riempito dalla nuvola della gloria di Dio; il tabernacolo del Nuovo Testamento è, prima di tutto, il corpo fisico di Cristo, che era stato riempito di Spirito, ed è ora il corpo di Cristo, la Sua chiesa, che lo Spirito riempie di Cristo. L’anticipo di Dio è la gloria di Dio che ha inizio qui.
Poiché Dio ci ha dato il sigillo della Sua presenza nello Spirito del Figlio, gridiamo “Abbà, Padre!” (Ga 4.6). Usiamo la stessa parola usata dal nostro Salvatore, poiché abbiamo potuto rivendicare la filiazione di Cristo. Nella morte, ci viene dato lo Spirito di vita; nell’errore, lo Spirito di verità; nella corruzione, lo Spirito di gloria.
Dandoci l’anticipo di persona, Dio ci rassicura del Suo amore. “Or la speranza non delude, perché l'amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori mediante lo Spirito Santo che ci è stato dato” (Ro 5.5). L’amore di Dio per noi è stato dimostrato quando eravamo Suoi nemici e Cristo è morto per noi. Chi ci separerà, dunque, dall’amore di Cristo? Il sigillo d’amore è sul Suo cuore di grazia e sul Suo braccio potente, un amore che è più forte della morte stessa (Cantico dei Cantici, 8.6).
Edmund P. Clowney
Oltre ad aver servito come pastore e professore per diversi anni, è stato presidente del Westminster Theological Seminary a Philadelphia e teologo della chiesa Trinity Presbyterian di Charlottesville (Virginia, USA).
Articolo originale: The Holy Spirit as Seal and Pledge, copyright year 1992 by Edmund P. Clowney, Ligonier Ministries. Used by permission. Tradotto con permesso.
Traduzione italiana Paini Alessia @FedeRiformata.com
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