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Chi sono gli Anabattisti?

Una delle sfide che Lutero si trovò ad affrontare riguardò la sua stessa leadership, e le diverse interpretazioni che iniziarono a nascere. Penso che questo sia il momento più adatto per fermarci e parlare di quel movimento conosciuto come Anabattismo.


Il termine anabattismo deriva dal greco: ana significa “di nuovo”. I “ribattezzatori” era quindi il titolo che, ovviamente, era stato dato loro dai loro oppositori. I difensori di quello che definiamo il punto di vista degli anabattisti non pensavano di “ribattezzare” nessuno: credevano di battezzare persone che non erano mai state battezzate. Tuttavia, quella descrizione era politicamente utile, poiché il codice di Giustiniano, che era ancora il codice legale vigente nel XVI secolo, dichiarava che chiunque ribattezzasse un’altra persona doveva essere messo a morte. Dunque, chiamare quelle persone “anabattisti”, significava dichiararli immediatamente fuorilegge.


Da dove deriva l’anabattismo? In parte, ovviamente, nasce da persone che avevano ricominciato a leggere la Bibbia. I primi anabattisti dissero: “Guardate, noi leggiamo la Bibbia. Lutero e altri ci hanno detto di stare attenti a non seguire ciecamente le tradizioni che non sono basate sulla Bibbia. Io leggo la Bibbia, e non c’è scritto niente del battesimo degli infanti. Dunque, dovremmo eliminarlo, perché è stata una trovata del Cattolicesimo Romano.” Questa era parte della loro argomentazione, che ebbe inizio a Zurigo con un certo Conrad Grable, che svolse il primo ribattesimo di cui abbiamo una solida documentazione, nel Gennaio del 1525. Questo scosse Zwingli, scosse l’intero cristianesimo. Presentò questo dubbio: “Il cristianesimo è semplicemente un movimento di singoli individui devoti a Cristo o un movimento che coinvolge intere famiglie e, per estensione, intere società?” Se non esiste una famiglia cristiana, come può esistere uno stato cristiano? C’era molto in gioco, in questo dibattito.

Dunque, Zwingli, Lutero e, più tardi, Calvino, studiarono la questione a fondo, e giunsero alla conclusione che l’esegesi degli anabattisti era sbagliata; che la Bibbia, in realtà, insegna in diversi modi il battesimo degli infanti.


Il problema è che questo movimento fu ben presto associato alla violenza. Oggi, se pensiamo agli anabattisti, pensiamo ai Mennoniti, agli Amish, agli Hutteriti. Gli anabattisti che sono rimasti sono quasi tutti pacifisti. Sembrano brave persone, per nulla problematiche. Si tengono lontani dalla società. Perché qualcuno dovrebbe avercela con loro? Perché qualcuno vorrebbe mai perseguitarli? Dobbiamo ricordare che questa non era la reputazione degli anabattisti nel XVI secolo. Questa loro reputazione ebbe inizio con Thomas Muntzer e con la Guerra dei contadini tedeschi, e fu in seguito rafforzata dagli eventi che ebbero luogo nella città di Munster.


La città di Munster, inizialmente, fu influenzata dagli insegnamenti del luteranesimo, che si stabilì nella città per un periodo, fino a quando un gruppo di radicali olandesi non vi arrivarono a predicare. L’intera città divenne anabattista, e chiunque si opponesse al movimento veniva esiliato. Inizialmente il leader della città fu Jan Matthys, poi Giovanni di Leida si dichiarò “re di Munster”. Introdusse la poligamia, oltre a numerose leggi dell’Antico Testamento. Dal punto di vista del XVI secolo, era assurdo. Molti prìncipi lo ritennero un disastro. Era una interpretazione errata della Bibbia divenuta realtà. C’era violenza. C’erano etiche subcristiane. La situazione peggiorò al punto che la città di Munster fu assediata, e dopo un paio di anni fu presa. Il re Giovanni di Leida fu giustiziato.


Tutto questo rimase impresso nella mente del popolo del XVI secolo, e gli anabattisti furono considerati pericolosi, pazzi, violenti, rivoltosi; nonostante la maggior parte di loro, soprattutto nel corso del tempo, non furono così, la maggior parte dei grandi riformatori e dei cattolici non superarono mai quell’idea. La Confessione di fede Belga, che fu scritta nel 1561, e che è una delle confessioni della chiesa riformata olandese, dice, ad un certo punto: “Detestiamo gli anabattisti e gli altri rivoltosi.” Questa è la continuazione di quella nozione, quell’idea degli anabattisti.


Il termine “anabattista” non ci è molto d’aiuto. È un po’ come il termine “protestante”. Se chiami una persona “protestante”, sai qualcosa di loro, ma non tutto. Il mio vicino di casa è Cattolico, ed è un mio buon amico. L’altra sera, a cena, si stava lamentando del Papa Benedetto XVI, allora gli ho detto: “Sai, c’è un termine tecnico per i cattolici a cui non piace il Papa.” Mi ha risposto: “Davvero? Quale?” Ho risposto: “Protestante.” Non gli è piaciuta la mia battuta… La parola protestante dice qualcosa, ma non molto, della persona a cui si riferisce. Lo stesso vale per il termine anabattismo. Questo termine si riferisce a gruppi che rifiutavano la tradizione della società cristiana medievale, e che volevano ritirarsi da quella società per formare comunità chiuse (come avrebbero fatto, eventualmente, gli Amish), o ricreare radicalmente la società, come fecero gli abitanti di Munster. Ci troviamo quindi di fronte a un movimento, ma a fini decisamente diversi. Loro stessi non si sarebbero definiti un movimento.


Per alcuni anabattisti, il principale problema era il ribattesimo, o battesimo dei credenti, come lo definivano. Sostenevano che ogni persona dovesse prendersi un impegno personale con Cristo, e che solo allora poteva essere salvata. Questo ha portato alcuni, tra cui anche diversi battisti, a sostenere che l’anabattismo si trovi alla base del moderno movimento battista. Io non credo che sia così. Gli anabattisti spesso sostenevano che un cristiano doveva essere battezzato come un credente e condurre una vita giusta per essere salvato. In altre parole, molti anabattisti non avevano una chiara dottrina della giustificazione (come quella di Lutero e, più tardi, della tradizione protestante). Nell’anabattismo c’è una forte dose di legalismo, e un forte senso di necessità pratiche per essere salvati. La più famosa confessione anabattista, scritta nel 1527 da Michael Sattler e conosciuta come la Confessione di Schleitheim, parla di tutti i modi in cui si può scomunicare qualcuno, e di come parlare o non parlare con gli scomunicati. Quando Lutero o Calvino guardavano a quel tipo di insegnamento, vedevano il legalismo. È una mal interpretazione biblica.

L’anabattismo è stato, dunque, un’anticipazione dei movimenti più moderni? […] Io credo sia più corretto affermare che gli anabattisti furono un tipo di risveglio dello spirito settario medievale, che voleva una vita cristiana severamente disciplinata. Non furono un’anticipazione di movimenti futuri. Non furono nemmeno totalmente protestanti. Furono più una chiamata medievale ad una più severa moralità. Furono un movimento quasi monasteriale di rifiuto del mondo circostante, di separazione da esso.


Penso che gli anabattisti moderni, come gli Amish e i Mennoniti, si siano avvicinati di più al punto di vista protestante, ma non credo sia bene considerare quelli del XVI secolo come protestanti; piuttosto, come una forma di spiritualità medievale.


Dr. W. Robert Godfrey

Insegnante e presidente di Ligonier Ministries. Preside e professore emerito di storia della chiesa al Seminario Westminster in California. Autori di numerosi testi teologici.


Tratto da: A Survey of Church History: Martin Luther and the Anabaptists, copyright year 2022 by W. Robert Godfrey, Ligonier Ministries. Used by permission.


Traduzione italiana Paini Alessia @FedeRiformata.com

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