Cari fratelli, oggi vi pongo questa domanda. La chiesa locale, visibile ci “deve” qualcosa? “Deve” qualcosa alle persone che la frequentano, ai suoi membri?
La risposta è sì, certo, ma forse non è quella a cui avete pensato leggendo la domanda.
La Confessione di Fede Belga (1561), nel suo ventinovesimo punto, afferma: I segni per conoscere la vera chiesa sono questi: se la chiesa pratica la pura predicazione del Vangelo, se essa pratica la pura amministrazione dei sacramenti, come Cristo li ha ordinati, se pratica la disciplina ecclesiastica per correggere i vizi.
La chiesa, quindi, “deve” ai suoi membri e a tutte le persone che varcano la sua soglia, tre cose: una predicazione del Vangelo fedele alla Scrittura, una giusta amministrazione dei Sacramenti e la pratica della disciplina ecclesiastica quando necessaria.
È facile essere tentati ad entrare in una chiesa, sederci e pensare a tutte le cose che non funzionano. Cose materiali, che non hanno nulla a che vedere con la predicazione o i sacramenti. Ma non possiamo dimenticare che, decidendo di varcare quella soglia, non stiamo entrando in un luogo pubblico che offre servizi: stiamo entrando in un luogo di Culto a Dio. L’unico Re, nella chiesa, è Cristo. E tutti quei peccatori che vi entrano cercando l’unico, vero Salvatore, non sono altro che “inutili servi”. Quando entriamo nella Casa del Signore, è nostro dovere lasciare l’orgoglio alle nostre spalle, accettando il fatto che, senza Cristo, non siamo nulla, e che è grazie al Suo amore e alla Sua misericordia che abbiamo l’occasione di lodarlo e adorarlo (anche) tra le mura della chiesa locale. Anche se per il mondo la chiesa è solo l’ennesimo luogo pubblico, chi crede sa che essa non è comparabile ad una banca, o a una gelateria. È la casa di Dio. “Ti scrivo queste cose sperando di venir presto da te, affinché tu sappia, nel caso che dovessi tardare, come bisogna comportarsi nella casa di Dio, che è la chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità.”
1Timoteo 3:14-15
La chiesa non deve essere un luogo di conflitto e di critica. La chiesa visibile deve essere un luogo di comunione fraterna, di amore e di aiuto reciproco.
Per Giovanni Calvino, la chiesa visibile è la “madre” di tutti i credenti, sotto la cui guida e insegnamento Dio, nostro Padre, ha voluto riunirci: “Inizierò con la Chiesa, in seno alla quale Dio ha voluto raccogliere i Suoi figli, affinché non solo fossero nutriti dal ministero di lei in età infantile ma affinché essa eserciti una cura materna costante nel guidarli sino al raggiungimento della maturità […] Non è lecito infatti scindere queste due realtà, che Dio ha congiunte: essere la Chiesa madre di tutti coloro di cui Egli è il Padre.” (Istituzione, IV.I.I)
Cosa fare, dunque, se notiamo che alla nostra chiesa manca qualcosa (qualcosa che va oltre alla predicazione fedele, all’amministrazione dei sacramenti e alla disciplina ecclesiastica), o che c’è qualcosa che potrebbe essere fatto meglio?
Semplice, serviamo. Se manca qualcosa, offriamoci di procurarlo, o facciamo un’offerta speciale, o informiamoci sull’opzione migliore. Se qualcosa non funziona bene, diamo il nostro suggerimento con amore e attenzione per il prossimo. Cerchiamo comunque la pace (Salmo 34.14).
Non sono le buone opere a salvarci, ma le “buone opere […] sono il frutto e la prova di una fede vera e viva; attraverso esse i credenti manifestano la propria gratitudine, rafforzano la propria sicurezza, edificano i loro fratelli, adornano la professione del Vangelo, danno un freno alla bocca degli avversari e glorificano Dio, del quale sono il prodotto, creati per questo in Cristo Gesù, affinché alla fine colgano il frutto della santificazione, la vita eterna” (Confessione di Fede di Westminster, XVI.2). E queste buone opere non sono da fare esclusivamente fuori dalla chiesa locale.
“Ora voi siete il corpo di Cristo e membra di esso, ciascuno per parte sua” (1Corinzi 12:27).
Cogliamo l’occasione di servire Dio aiutando la nostra chiesa a migliorare ogni giorno di più, perché è stata istituita da Dio per noi. Ognuno di noi è chiamato a fare la sua parte. Utilizziamo i doni che Dio ci ha dato come orgogliose membra del Suo corpo (1Corinzi 12:12-31). “I santi sono raccolti nella comunità di Cristo in modo tale, che si debbono scambiare mutualmente i doni dati da Dio […] è necessario per il mantenimento della pace tra gli uomini che ognuno disponga delle sue facoltà” (Calvino, Ist.IV.I.III). Chiediamo al Pastore o agli altri membri di cos’abbiano bisogno. Serviamo con gioia. Ricordiamoci che, servendo la chiesa visibile e i suoi membri, stiamo servendo e glorificando Dio.
“Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un'occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo dell'amore servite gli uni agli altri; poiché tutta la legge è adempiuta in quest'unica parola: «Ama il tuo prossimo come te stesso».
(Galati 5:13,14)
Preghiamo, affinché ogni chiesa locale che predica fedelmente la Parola di Dio possa crescere ed essere di aiuto ed edificazione a ognuno dei figli di Dio. Preghiamo, affinché ogni membro della chiesa possa sentirsi veramente parte di essa, con il desiderio di impegnarsi a partecipare alla sua crescita mettendo a disposizione i doni datigli da Dio. Preghiamo, ringraziando Dio per il privilegio di poter frequentare e servire una chiesa senza rischiare la vita e senza essere perseguitati, come purtroppo succede a moltissimi credenti nel mondo.
Paini Alessia
Chiesa Presbiteriana in Italia
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