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Hudson Taylor, il missionario che visse per fede in Cina


Hudson Taylor nacque nel 1832 a Barnsley, nel Regno Unito. I suoi genitori erano James e Amelia Taylor, un matrimonio con la passione per la Cina. A causa dell’amore dei suoi genitori per quella nazione, quando Taylor aveva quattro anni, sorprese la sua famiglia dicendo: “Quando sarò grande, voglio essere un missionario in Cina!”

Nella sua giovinezza, tuttavia, Taylor divenne un ragazzo scettico e mondano. A 15 anni, entrò a far parte di una banca locale, e iniziò a lavorare come funzionario, diventando molto conosciuto. Nel 1848, lasciò la banca per lavorare nel negozio del padre.

In un pomeriggio del Giugno del 1849, a 17 anni, entrò nella biblioteca di suo padre, e trovò un volantino evangelico sul quale si trovava la frase: “l’opera consumata di Cristo”. Si ricordò dunque delle parole del Signore, “essere consumato”, e si chiese: “Cosa significa essere consumato?” La risposta toccò il suo cuore, e ricevette Cristo come Salvatore.

Poco tempo dopo aver iniziato a camminare con il Signore, sentì che Dio lo chiamava per servire in Cina. La sua vita prese dunque una nuova piega, perché Hudson iniziò a prepararsi diligentemente per la sua nuova grande missione. Si adattò allo stile di vita che pensava avrebbe trovato in Cina. Fece più esercizio all’aria aperta, cambiò il suo morbido materasso con un materasso più duro e si privò delle prelibatezze della sua tavola.

Iniziò ad alzarsi alle cinque del mattino per studiare la lingua cinese. Non avendo i soldi necessari all’acquisto di una grammatica e di un dizionario, studiò la lingua con l’aiuto di una copia del Vangelo di Luca in mandarino. Iniziò anche lo studio di greco, ebraico e latino.

Nel Maggio del 1850, iniziò a lavorare come assistente del Dr. Robert Hardy, con il quale continuò ad apprendere l’arte della medicina, che aveva conosciuto con il padre (chimico/farmacista, N.d.T.). Nel Novembre dell’anno seguente, si trasferì in un modesto locale ai confini della città, per risparmiare di più per se stesso ed essere in grado di aiutare di più gli altri. Iniziò dunque uno stretto regime di risparmio e abnegazione, trascorrendo parte del suo tempo come medico in strade tristi e miserabili.

Nel 1852 si trasferì a Londra, dove si immatricolò come studente di Medicina in uno dei maggiori ospedali. Nonostante la Società per l’Evangelizzazione della Cina (CES) lo avesse aiutato con parte delle spese, continuò a dipendere quasi totalmente dal Signore. Quando aveva 21 anni, nonostante non avesse ancora concluso i suoi studi, la possibilità di andare in Cina si presentò inaspettatamente, e dovette imbarcarsi rapidamente per Shanghai.

In Cina, Taylor decise di vestirsi con abiti cinesi e di lasciar crescere i capelli, come le persone del posto. I suoi colleghi protestanti rimasero sconvolti da questa decisione, e la criticarono molto. Taylor, d’altro canto, no era soddisfatto della maggior parte dei missionari che vide: credeva fossero “mondani”, e che passassero troppo tempo con imprenditori e diplomatici inglesi, che avevano bisogno del loro aiuto come traduttori.

Taylor desiderava invece che la fede cristiana giungesse alla parte interiore della Cina. Qualche mese dopo il suo arrivo, nonostante la lingua nativa continuasse ad essere una sfida, Taylor partì per l’interiore insieme a Joseph Edkins, navigando lungo il fiume Huangpu distribuendo bibbie e trattati.

Quando la Società per l’Evangelizzazione della Cina, che l’aveva inviato, si vide impossibilitata a pagare i suoi missionari nel 1857, Taylor la lasciò e divenne un missionario indipendente, confidando in Dio affinché si prendesse cura delle sue necessità. Continuò a lavorare e la sua piccola chiesa a Ningpo arrivò a 21 membri.

Nel 1861, tuttavia, si ammalò gravemente, probabilmente di epatite, e si vide obbligato a tornare in Inghilterra per riprendersi. In Inghilterra, l’inquieto Taylor continuò a tradurre la Bibbia in cinese, un lavoro che aveva iniziato in Oriente. Studiò per diventare levatore e reclutò più missionari.

Taylor era convinto del fatto che fosse necessaria un’organizzazione speciale per evangelizzare la Cina interiore. Pianificò di reclutare 24 missionari: due per ognuna delle 11 province interiori non sviluppate, e due per la Mongolia. Nonostante fosse un numero ridotto, era un piano visionario, che lasciò i reclutatori veterani senza fiato: il numero di missionari in Cina aumentò del 25%.

Lo stesso Taylor era tormentato dal dubbio: era preoccupato di mandare uomini e donne nella Cina interiore senza protezione ma, allo stesso tempo, era disperato per tutti quei milioni di cinesi che morivano senza la speranza del Vangelo. La sua nuova missione, che chiamò Missione per la Cina Interiore (CIM), aveva una serie di caratteristiche specifiche: i suoi missionari non avevano salario garantito, né potevano chiedere risorse; dovevano confidare in Dio perché sopperisse alle loro necessità; inoltre, i suoi missionari dovevano vestire abiti cinesi per poi portare il Vangelo nell’interiore.

Un anno dopo la fondazione dell’organizzazione, Taylor, sua moglie, i suoi quattro figli, insieme a 16 giovani missionari, lasciarono Londra per unirsi ad altri cinque che si trovavano già in Cina, lavorando sotto la direzione di Taylor. Nel 1876, con 52 missionari, l’organizzazione costituiva un quinto della forza missionaria in Cina. L’amore di Taylor per i cinesi lo portò a dedicarsi anima e corpo alla predicazione del Vangelo. Riuscì a padroneggiare la lingua cinese, oltre a tre dialetti.

Questo suo amore si rifletteva nella sua vita quotidiana e nei suoi scritti. Una delle lettere che scrisse a sua sorella diceva:

Se possedessi miliardi di sterline, sarebbero per la Cina. Se avessi miliardi di vite, la Cina potrebbe rivendicarle. Ma non ti confondere! Non è la Cina, è Cristo. Per caso, potremmo fare troppo per Lui? Sarebbe possibile fare abbastanza per un Salvatore come Lui?”

Negli anni seguenti aumentò l’esaustivo lavoro di Taylor, che viaggiava tanto nella Cina quanto all’estero, principalmente in Inghilterra, Stati Uniti e Canada (viaggi in nave, che duravano mesi). Il fine era quello di predicare e reclutare missionari, nonostante la sua salute in deterioramento e i suoi episodi di depressione. Nel 1900, all’età di 68 anni, la sua salute si aggravò, e ebbe un totale collasso fisico e mentale. Taylor morì nel 1905. Lasciò una grande eredità in quegli uomini e donne cinesi che credettero, prima che il comunismo si impossessasse della sua amata nazione.

Taylor ispirò miliardi di persone ad abbandonare le comodità e portare la novella cristiana alla vasta e sconosciuta Cina interiore. Nonostante il lavoro missionario della missione in Cina sia stato interrotto nel 1949 a causa della rivoluzione comunista, la CIM sopravvive tuttora con il nome di Overseas Missionary Fellowship International.

Martha Claros (fonte Christianity Today)

Traduzione Paini Alessia @FedeRiformata.com

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