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La Confessione di Fede Belga


Questo notevole documento fu scritto in un periodo in cui i protestanti dei Paesi Bassi soffrivano di un’intensa repressione da parte della Spagna cattolica, che dominava la regione. Il suo autore fu il pastore riformato Guido de Brès, o Guy de Bray (c. 1522-1597), che, dopo aver passato alcuni anni in Inghilterra come rifugiato (1548-1552), ritornò in Belgio, fu pastore a Tournay e predicò in tutta la regione, dovendo poi fuggire nuovamente nel 1561, anno in cui scrisse la Confessione. Egli disprezzava le tendenze anarchiche di molti correligionari, e insisteva sull’importanza di obbedire ai magistrati, avendo lavorato con Guilherme de Orange, il futuro liberatore dei Paesi Bassi. Durante l’accerchiamento di Valenciennes, non riuscì a convincere i radicali ad arrendersi, e fu giustiziato per ribellione.

La confessione fu scritta in francese e inoltrata dall’autore a diversi studiosi e teologi, che fecero piccole modifiche. Anche conosciuta come Confessione Belga, o Confessione della Vallonia, fu indirizzata a Re Filippo II di Spagna nella speranza di attenuare la feroce persecuzione contro la Riforma. Il suo obiettivo era quello di mostrare alle autorità spagnole che i riformati non erano ribelli, ma cristiani che rispettavano la legge. Fu immediatamente tradotta in olandese (1562) e poi in tedesco (1566).

Il testo si appoggia fortemente alla Confessione Gallicana, adottata due anni prima dalle chiese riformate della Francia. L’ordine dei temi è tradizionale: Dio e come conoscerLo (art. 1-), la Scrittura (3-7), la Trinità (8-11), la Creazione e la Provvidenza (12-13), la Caduta e l’elezione (14-16), la Persona e l’opera di redenzione di Cristo (17-21), la giustificazione, la santificazione e Cristo come mediatore (22-26), la Chiesa e il suo governo (27-32), i sacramenti (33-35), le autorità civili (36) e le ultime cose (37). La confessione cita ampiamente la Scrittura e utilizza con frequenza il pronome “noi”, che la rende molto personale. Evita riferimenti provocatori al cattolicesimo, cercando di dare enfasi ai credi comuni come la Trinità, l’incarnazione e la “Chiesa Cattolica (universale)” (art.27).

Allo stesso tempo, sostiene con fermezza convinzioni distintamente protestanti e riformate, come l’autorità unica delle Scritture, la piena sufficienza del sacrificio espiatorio e dell’intercessione di Cristo, la natura delle buone opere e dei sacramenti. Tra i temi specificamente riformati si trovano la sovranità e la grazia di Dio, l’elezione, la santificazione e le buone opere, la Legge di Dio, il governo della chiesa e la Cena del Signore. La confessione si svincola espressamente dagli anabattisti, con i quali i riformati molte volte erano confusi dalle autorità cattoliche, affermando la piena umanità di Cristo, la natura pubblica e non-settaria della vera Chiesa, il battesimo infantile e lo stato come strumento di Dio (art. 18,29,34,36).

Ricevuta entusiasticamente dalle chiese riformate dei Paesi Bassi, la confessione fu adottata dai sinodi riuniti in Anversa (1566), Wesel (1568) e Emden (1571), considerato come sinodo di fondamento della Chiesa Riformata in Olanda. Fu adottata definitivamente dal Sinodo Nazionale di Dort, nel 1618). Divenne uno dei tre modelli dottrinari di questa chiesa, al lato del Catechismo di Heidelberg e dei Canoni di Dort (Le Tre Forme di Unità). Lo storico Philip Schaff la considerò “come un tutto, la migliore affermazione simbolica del sistema calvinista di dottrina, ad eccezione della Confessione di Westminster”.

Potete trovare il testo completo in italiano della Confessione di Fede Belga a questo link: http://www.chiesariformatafiladelfia.org/wp-content/uploads/2016/04/Confessione-di-Fede-Belga.pdf

Dr. Alderi Souza de Matos

Storico ufficiale della Chiesa Presbiteriana del Brasile


Traduzione italiana Paini Alessia @FedeRiformata.com

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