Una delle grandi controversie della Riforma del XVI secolo riguardò la tradizione ecclesiastica, valorizzata dalla chiesa cattolica come fonte di verità cristiane e rifiutata dai protestanti, che desideravano basarsi unicamente sulla Bibbia (Sola Scriptura). In sé, il termine “tradizione” (in greco parádosis e in latino traditio) ha un’accezione positiva, significa “consegna”, o “trasmissione”, in questo caso, delle verità della fede. Nonostante Gesù avesse ripudiato alcune tradizioni religiose dei giudei come distorsioni o persino contraddizioni della Legge di Dio (Matteo 15:3,6; Marco 7:8,9,13), gli apostoli tennero un atteggiamento molto costruttivo riguardo a questo concetto, in riferimento agli insegnamenti ricevuti da Cristo che trasmisero alle chiese (1Corinzi 11:2; 2Tessalonicesi 2:15). Riguardo a questo tema, Paolo usa diverse volte la formula “poiché ho ricevuto quello che vi ho anche trasmesso” (1Corinzi 11:23,15:3).
Le legittime tradizioni cristiane originali furono preservate dagli apostoli nei libri del Nuovo Testamento. Accadde che, con il passare dei secoli, la chiesa iniziò ad accogliere certi insegnamenti e pratiche per i quali non esisteva un chiaro precedente biblico, o che sembrava essere persino in conflitto con il testo sacro. Sono esempi di ciò il papato, la venerazione dei santi, degli angeli e di Maria, la messa, il sacramento della penitenza e il purgatorio. Queste nozioni e molte altre sono diventate tradizioni della chiesa, e sono considerate con la stessa validità e autorità delle Scritture. In reazione alla Riforma Protestante, il Concilio di Trento (1545-1563) stabilì che le verità del Vangelo sono contenute nella Bibbia così come nelle tradizioni orali date alla chiesa da Cristo e dallo Spirito Santo, e preservate dalla successione apostolica. Il problema con quest’affermazione è la mancanza di prove che questo sia avvenuto. Inoltre, se questi insegnamenti fossero fondamentali, perché non furono inclusi nel Nuovo Testamento?
Tuttavia, gli eredi della Riforma non devono affrettarsi ad accusare i cattolici e gli ortodossi greci per l’importanza che attribuiscono alla tradizione, perché il protestantesimo, come ogni movimento religioso, ha a sua volta delle tradizioni o, per utilizzare un’espressione corrente in alcune cerchie, i suoi “usi e costumi”. Ne sono esempi le storie dei diversi gruppi, le esperienze dei fondatori, i documenti confessionali, la legislazione ecclesiastica, le prassi liturgiche e amministrative, e le idee dei pensatori più influenti. Tanto le chiese antiche, come la chiesa presbiteriana, con i suoi quasi 500 anni di storia, come le recenti chiese neopentecostali, possiedono le proprie tradizioni, che vogliono vedere valorizzate e riverite.
Alcuni diranno: “sì, ma le tradizioni non hanno, nel protestantesimo, lo stesso status e la stessa centralità che ricevono nell’esperienza cattolica”. Il fatto è che la stima della tradizione può avvenire in modo inconsapevole, ma sicuramente esiste nelle chiese nate dalla Riforma, e pochi sono disposti a rinunciare ad esse, perché sono parte della loro identità ed autocomprensione. Così, la prima cosa che gli evangelici, inclusi i presbiteriani, devono fare, è ammettere onestamente di avere a loro volta delle tradizioni, ovvero valori e pratiche che non sono direttamente prese dalle Scritture. La Confessione di Fede di Westminster punta a questo parlando delle “circostanze” del culto e del governo della chiesa che devono essere ordinate alla “luce della natura e per la prudenza cristiana” (1.6). In secondo luogo – ed è questa la parte più difficile – essi devono riaffermare il proprio compromesso con il principio del Sola Scriptura, e comprendere che le proprie tradizioni, per quanto importanti, sono costruzioni umane, e non possono essere incluse nella categoria delle verità rivelate e divinamente ispirate. Che Dio conceda alla Sua chiesa la sapienza necessaria per fare questo tipo di distinzione.
Alderi Souza de Matos
Storico ufficiale della Chiesa Presbiteriana del Brasile
Articolo originariamente postato nell’informativo pastorale della IPB: https://www.ipb.org.br/informativo/tradicoes-problematicas-ou-beneficas-4273)
Traduzione Paini Alessia @FedeRiformata.com
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