“Ora ho ricevuto ogni cosa e sono nell'abbondanza. Sono ricolmo di beni, avendo ricevuto da Epafròdito quello che mi avete mandato e che è un profumo di odore soave, un sacrificio accetto e gradito a Dio.”
Filippesi 4:18
La Bibbia dice che, in un determinato momento della vita di Paolo, in particolare in uno dei momenti di prigionia, ricevette una visita speciale. Non si sa in che luogo fosse detenuto. Alcuni dicono che fosse a Roma, ma potrebbe essere stato anche in Cesarea o a Efeso. Per noi, qui, sapere in che luogo si trovasse quando scrisse questa lettera non è importante.
Con il passare degli anni, in ogni occasione in cui ho insegnato basi bibliche per la questione del supporto missionario ad alunni del corso sulle missioni di varie parti del Brasile, mi sono appassionata sempre di più al versetto 18 di Filippesi, nel capitolo 4, e sono andata sempre più in profondità nelle verità che esso contiene. Può sembrare incredibile, ma penso che continuerò ad esserne sorpresa ogni volta che lo leggerò.
Il fatto è che Paolo afferma di essere molto contento nel vedere Epafrodito, e nel sapere che la chiesa di Filippi aveva inviato un’altra offerta. L’apostolo afferma che quella chiesa aveva “rinnovato” questo atteggiamento (v.10) e non solo, egli ricorda che, quando lasciò la Macedonia, Filippi fu l’unica chiesa che gli inviò due volte un’offerta. Due volte. Un’offerta che partì da Filippi e viaggiò circa 160 chilometri per arrivare a Tessalonica. Entrambe le volte, ovviamente, un messaggero portò l’offerta. 160 chilometri per andare, 160 per tornare. 320 chilometri a piedi, per una persona inviata da una chiesa locale, al fine di portare un’offerta missionaria nelle mani di un missionario. Se lo moltiplichiamo per due, essendo questo successo due volte, giungeremo alla conclusione che 640 chilometri furono percorsi affinché un missionario ricevesse un’offerta inviata da una chiesa locale.
Osservate che, nelle condizioni di quell’epoca, e con le strade che c’erano, le persone potevano percorrere tra i 25 e i 30 chilometri al giorno, partendo al nascere del sole e fermandosi solo al suo calare. In questo modo, servirono circa sei giorni per andare, e altri sei per tornare. Immagino che questa persona abbia dormito lungo la strada e si sia alimentata con qualche cibo portato con sé, bevendo acqua da ruscelli e pozzi incontrati lungo il tragitto. Non fu un’impresa facile, e se fu la stessa persona ad affrontare i due viaggi, ciò significherebbe che qualcuno, rappresentando la comunità cristiana locale, dedicò 24 giorni della sua vita, su strade polverose, per portare quelle due offerte a un missionario. Incredibile! Sensazionale! Non so se ai nostri giorni qualcuno farebbe qualcosa di questo genere.
Tutta questa impresa per portare un messaggio di un sovrano ad un regno vicino? No. Tutto questo per portare un’offerta missionaria e lasciarla nelle mani di un missionario. Che bello. Bellissimo.
Solo per riassumere la faccenda del viaggio: un uomo percorse a piedi 320 chilometri, in 12 giorni, dormì scomodamente per 12 notti e si nutrì in modo precario lungo tutto quel periodo. Bene, sembra che quel ragazzo fosse proprio convinto.
Come sarà avvenuta la scelta della persona da mandare da Filippi a Tessalonica con un’offerta per un missionario? Sarà stato un volontario? Sarà stata la stessa persona nel primo e nel secondo viaggio? Sono buone domande, a cui non penso avremo risposta.
Quando Paolo usa il termine “anche” in “…anche a Tessalonica mi avete mandato, una prima e poi una seconda volta, ciò che mi occorreva” (v.16), ci fornisce un ottimo punto di vista. […] Quando dice che l’offerta fu mandata due volte anche a Tessalonica, Paolo sta dicendo che la Chiesa di Filippi gli aveva già inviato delle offerte mentre si trovava in luoghi diversi da Tessalonica.
Ok. Ma cosa significa tutto questo? Per prima cosa, voglio sottolineare che c’era un forte impegno stabilito e preso dalla Chiesa di Filippi nei confronti del missionario Paolo. Secondo, la Chiesa di Filippi non aveva stabilito con Paolo un “impegno emotivo”. Non fu l’emozione del giorno della partenza di Paolo che spinse i Filippesi a partecipare a quel progetto missionario di predicare il Vangelo al di fuori del popolo israelita. Comprendevano perfettamente ciò che Paolo voleva dire con la parte della lettera che dice “…avete fatto bene a prender parte alla mia afflizione”, e “…nessuna chiesa mi fece parte di nulla per quanto concerne il dare e l'avere, se non voi soli” (v.15). C’era un impegno reciproco tra i due: il missionario e la chiesa. Essi facevano parte di una stessa associazione con lo stesso fine: la proclamazione del Vangelo tra i gentili. Niente di più, niente di meno.
Ed il versetto 18? Cos’ha a che fare con tutto questo? Ah, ha totalmente a che fare con tutto questo. Infatti, esso chiarisce il NUCLEO della questione. Per prima cosa l’apostolo dice di essere ricolmo di beni, di non sentire la mancanza di nulla, di avere tutto ciò di cui ha bisogno ora che l’offerta è giunta nelle sue mani. In seguito, egli dice che quell’offerta ricevuta da Epafrodito era come un profumo di odore soave per Dio. Profumo? Sì, profumo.
A questo punto, nella mia classe, faccio un esercizio di “semantica” con i miei alunni. Provo a far capire loro ciò che forma un campo semantico, ovvero quali sono le parole o le espressioni che possono essere associate ad un termine specifico, nel nostro caso “profumo”. Iniziano dunque i tentativi: “Odore! Fragranza! Aroma! Buon odore!” E io continuo: “Non ci siamo ancora, andate avanti!” Allora loro si sforzano, e continuano: “Colonia! Incenso! Sacchettini profumati!” Ed io continuo: “Non ci siamo ancora! Andiamo!” E continuo a spremere e spremere. Quando loro assumono quell’espressione di dubbio, io domando: quali sono i sensi umani associati a “profumo, aroma”? Rispondono: olfatto! Al che io domando: e l’olfatto ricorda… “Le narici!” Esatto, le narici. Esattamente il punto al quale volevo arrivare.
La verità biblica cristallina e preziosa che incontriamo in questo versetto è: quando un missionario riceve un’offerta missionaria, il profumo di quell’atto sale fino al Cielo, ed è piacevole alle narici di Dio. è forte, vero? Ma è proprio così: un’offerta missionaria è un ATTO di ADORAZIONE. L’offerta missionaria è una prestazione di culto. Dio si rallegra quando sente il profumo di un’offerta ricevuta da un missionario.
Può essere sorprendente, ma quando qualcuno toglie dal proprio conto 20 euro e li deposita nel conto di un missionario, questo profumo delizioso raggiunge rapidamente il cielo.
Dunque, amico mio, amica mia, quando voi date o ricevete un’offerta, ricordate che anche con questo semplice gesto, Dio viene glorificato. Se non avete mai pensato a questo, pensateci ora e rivedete tutti i vostri preconcetti. Adorate Dio nello studio della Sua Santa Parola, adorate Dio nelle preghiere, adorate Dio con cantici spirituali, adorate Dio dando offerte missionarie. La vostra adorazione genuina sarà motivo di esultanza per Dio.
Monica Mesquita
Missionaria della APMT
Articolo originale: https://apmt.org.br/um-ato-de-adoracao/
Traduzione Paini Alessia @FedeRiformata.com
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